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lunedì 31 gennaio 2011

DOPO LA PARENTESI DEL MICIO ARRIVA IL CAPILO 5

 ECCO CARISSIMI AMICI E AMICHE IL RACCONTO CONTINUA

  i miei 16 anni.

La vita riprese con tanta speranza, io lasciai il lavoro del panificio, trovai nel mio paese stesso, un buon posto di garzone la mia esperienza era stata valutata, anche se ero ancora molto giovane, questo era un grande panificio con un forno moderno a vapore, veniva scaldato da un’altra parte con del carbone a sua volta scaldava delle valvole speciali che comprimeva il vapore e si iniettava il vapore dentro il forno, subito dopo con aria calda veniva assorbite le umidità, così potevamo cuocere una sfornata dietro l’altra, purtroppo anche qui dovevo lavorare alla notte, iniziavo alle ore 2,00 del mattino e terminavo verso le 13,00,
Alla sera dovevo preparare l’impasto principale per far lievitare poi il pane, il quale doveva riposare fino al mattino dove circa il 20 % veniva usato ogni impasto per il pane, ormai ero abbastanza esperto per questo lavoro la retribuzione non era tanto male nonostante la mia giovane età, la cosa più brutta era che il panificio non conosceva chiusure, cioè lavorava sempre, l’uniche feste che rimaneva chiuse erano 3 giorni in tutto l’anno, Natale, Capodanno, e Pasqua, le ferie non le potevo fare perché non c'erano sostituti, mi venivano pagate extra
Alla fine anno, ero contento lo stesso perché avevo un lavoro.

Nel 1947 si sposo la mia sorella maggiore, in fretta le cose si dimenticarono non c’era più la paura della sopravvivenza,
io sono quello nelle prima fila al centro

ricordo che desideravo tanto avere un orologio da polso,
Io come prendevo la mia paga la consegnavo tutta a mia madre, mio padre non terminava mai la stagione completa dato la sua già avanzata età non trovava sempre lavoro,
Per questo la mia paga era necessaria in casa, un giorni dissi a mia madre quando mi pagheranno le ferie, con quei soldi mi voglio prendere un orologio, la mamma risposi, vedremo, forse sarà possibile, però mi disse, prima portali a casa i soldi poi vedremo, arrivarono i soldi delle ferie, feci come mia madre mi avevo detto, tutto sembrava come aveva detto, cioè un giorno, si sarebbe andati dall’orefice, per comperare quel tanto desiderato orologio.
Qualche giorno dopo, ritornai a casa dopo il lavoro, mia madre mi chiamò, vieni che ti devo
Far vedere una cosa, io la seguii fino in camera, e mi disse ecco il tuo orologio, vidi un grande armadio, poi lei mi disse mi dispiace caro figlio, quel armadio era molto necessario,
I vestiti si rovinavano stando ammucchiati sulla sedia, così svanì questo mio desiderio,
io capii mia madre, lei era responsabile di fare in modo che i soldi bastassero.
Settembre 1948 gli dissi a mia madre, questa volta i soldi delle ferie non te li darò,
Mi guardò, con una sguardo severo, e mi disse, che cosa vuoi fare, questa volta?
Serio gli disse, ora che ho 18 anni voglio farmi la patente di guida, già dentro di me,
Pensavo al mio avvenire, non avrei fatto mai più un lavoro di dover lavorare di notte,
Andò molto bene in pochi mesi diedi l’esame di guida e anche teorico, fui promosso.
Sapevo che mi aspettava, il sevizio militare, giurai a me stesso che dopo il servizio, avrei cambiato, mestiere.

Alla fine del 1948, l’altra mia sorella di 24 anni scelse la via delle missioni, entrò in un convento per farsi suora, così la famiglia venne mancare anche quel piccolo contributo del suo lavoro in filanda, mia madre la prese un po’ male, ma lo dovette accettare.


Nel settembre 1948, dissi a mia madre: -Questa volta i soldi delle ferie non te li darò.
Mi guardò con uno sguardo severo e mi disse: - Che cosa vuoi fare, questa volta?
Serio le risposi: -Ora che ho 18 anni voglio farmi la patente di guida.
Già dentro di me pensavo al mio avvenire, non avrei fatto mai più un lavoro in cui si dovesse lavorare di notte.
Andò molto bene, in pochi mesi diedi l’esame di guida, anche quello teorico e fui promosso. Sapevo che mi aspettava il sevizio militare, giurai a me stesso che, una volta congedato, avrei cambiato mestiere.
CONTINUA

domenica 30 gennaio 2011

SEMBRA UNA FAVOLA DI UN MICIO VISSUTO DA UN MIRACOLO


Carissimi amici e amiche ora che i capitoli tragici della seconda guerra mondiale della mia vita sono finiti, prima di riprendere  gli altri capitoli vi voglio raccontare questo  racconto.
La storia inizia molti anni fa, non ricordo con esattezza ricordo solo che i miei figli erano ancora piccoli e alla sera quando tornavo dal lavoro c'erano sempre novità.
Un giorno mia figlia ritornata da scuola aveva in tasca un piccolo gattino di circa una settimana, ci racconto che la gatta che li aveva fatti era morta e sono rimasti 4 gattini, subito hanno pensato a qualcuno per vedere se si poteva farli sopravvivere, mi ricordo che era cosi minuscolo che solo toccarlo avevi paura di farli del male.
Subito eravamo pessimisti, come potevamo fare sopravvivere in cosi piccolo gattino, gli demmo il nome Blacky cioè nero un nome voluto della figlia.
Con una piccola bottiglia giocattolo di plastica che aveva in piccolo beccuccio la riempivamo di latte formando un piccolo biberon, fu una bella esperienza, un mese dopo incominciò a mangiare da solo.
Non ricordo quanti anni visse, ricordo che fu un'esperienza fantastica.
Già dimenticavo fu l'unico di 4 che sopravvisse.
Ricordo che dormiva nel nostro letto, lo abbiamo coccolato per tanti anni, quando andavamo in Italia in ferie nella nostra casa lo portavamo sempre con noi.
Si può sicuramente affermare, che a certi animali ci manca solo la parola per superare anche noi.


Questa foto lo ritrae in una tazza, si può constatare la sua grandezza del micio.
Questo è premio che offro a tutti coloro che sono amanti degli animali.
Auguro a tutti/e una buona settimana.
Tomaso

venerdì 28 gennaio 2011

LA MIA VITA, CAPITOLO NUMERO 4

 IL CAPITOLO 4 L'ULTIMO DEL PERIODO DELLA SECONDA QUERRA MONDIALE
A dire il vero intanto quei piccoli guadagni arrivati da quei lavori aveva un po’ aiutato il paese, io continuavo a fare il garzone nel panificio, finito il lavoro al mattino verso le 11.00 tante volte al pomeriggio andavo a guadagnare qualche 10 lire portando da bere agli operai,
I mesi passarono sempre con la tensione e la speranza che gli alleati un giorno arrivassero.
Ahimè erano molto l’ontani ancora, i partigiani che di giorno erano nascosti in montagna, alla notte facevano delle ricognizioni per procurarsi i viveri, purtroppo succedeva spesso, dei scontri fra tedeschi e partigiani, se prendevano qualche partigiano, noi eravamo costretti a vedere certe scene disumane che quei carnefici facevano, se invece era qualche tedesco, che veniva ucciso allora la casa da dove i partigiani si erano fermati per difendersi, veniva incendiata dai tedeschi, chi provava ha spegnere il fuoco, veniva  ad allontanarsi.
Settembre 1944 un episodio mi coinvolse, io con la mia bicicletta andavo a lavorare,
era una notte illuminata da una luna piena, stavo percorrendo una strada affiancata da alberi l’ombra della luna faceva strane ombre sulla strada, improvvisa-mente mi accorsi che si muovevano.
Erano dei partigiani che camminavano in fila indiana, uno di questi si mise in mezzo alla strada e mi feci il segno di fermarmi, mi disse con un accento non locale capii subito che si trattava di uno dei soldati che non avevano potuto raggiungere la famiglia perché era al sud.
Mi chiese subito dove andavo a quell’ora, lui sembrava molto informato
Di quello che io facevo, educata-mente mi disse, lui sapeva che su questa strada c’era al giorno dei passaggi di tedeschi, io provai a dire che non sapevo, non mi credettero, con tono severo mi disse che se non parlavo mi avrebbero portato con loro in montagna.
Io mi spaventai, e dissi tutto quello che sapevo, difatti tutti i giorni immancabilmente passava una grande vettura con dei alti ufficiali che da un comando del Friuli veniva a controllare i lavori di fortificazioni sul Piave, tutti i giorni la vedevo sempre alla stessa ora che mi sorpassava facendo un polverone date che la strada non era di asfalto.
I partigiani dopo di avermi ascoltato si sono dileguati in fretta, io raccontai tutto quanto al mio padrone dove lavoravo, abbiamo sotto-valutato quanto stava per succedere.
Terminato il mio lavoro come ogni giorno con la mia bicicletta stavo ritornando a casa, quasi dimenticato di quella notte, l’auto solita mi sorpassò, quando l’auto era circa 100 metri da me sentii un fragore di spari raffiche e scoppi di bombe a mano, lo stesso posto dove avevano parlato con me i partigiani si sono nascosti nel campo di grano che a quella stagione era molto alto, ed hanno aspettato il passaggio dell’auto, fu una grande confusione, l’auto accelerò fortemente scomparve, io con il cuore in gola arrivai a casa, Raccontai tutto a mia madre, mi sollecitò di ritornare dal mio padrone dicendo di non dire a nessuno quello che io gli avevo detto, ritornando verso casa già parecchi camion pieni di soldati tedeschi stavano nel luogo dell’attentato passai con la bicicletta con il cuore che mi scoppiava dalla paura,
Arrivai a casa e seppi che un alto ufficiale era gravemente ferito, quel giorno stesso, i tedesche presero 20 ostaggi dal mio paese e altri dai paesi circostanti, incominciò per me e famiglia un incubo di terrore se i tedeschi avrebbero saputo che io avevo avuto quel contatto con quelli dell’attentato, nessuno poteva immaginare cosa sarebbe successo a tutti noi.
Io per parecchie notti non riuscivo a dormire, per qualche ora riuscivo prendere sonno.
Era sempre pieno di incubi, vedevo la mia casa che bruciava mio padre mia madre portati via mie sorelle che piangevano disperate, furono i giorni più lunghi della mia vita.
 
Le mie sorelle

Finalmente si seppe, l’ufficiale ferito stava riprendendosi e non mori, nessuno seppi mai di quel mio incontro con i partigiani, solo a  guerra finita, dissi a qualcuno del paese ciò che era successo.
Ricordo che si sentiva alla radio che gli alleati trovavano delle forti resistenze, le grandi battaglie del monastero di Monte Cassino, e tante altre località del centro Italia, le grandi fortezze volanti americane passavano sopra la nostra testa, andavano a bombardare le grandi città della Germania, era tutto un susseguirsi di notizie, ma nessuno era certo se fossero vere.
Passò anche il 1944. L’inizio 1945 tutti eravamo in ansia, la speranza era solo una, che arrivassero al più presto possibile gli alleati.
Molte volte capitava di vedere nel cielo dei duelli aerei, sempre uno americano e un tedesco, le acrobazie erano spettacolari, le raffiche che si udiva erano molto chiare,
però alla fine se ne andavano uno da una parte e una dall’altra, non saprei dire la causa, forse finito le munizioni.
Il tempo passò sempre aspettando, io continuavo il mio lavoro, nel panificio, nonostante quanto era successo, tutte le notti con la mia bicicletta mi recavo al lavoro, si vedeva sempre più aerei da caccia americani che sorvolavano a bassa quota
tenevano sotto controllo ogni piccolo movimento, perfino i carri agricoli trainati dai buoi venivano presi di mira e mitragliati, pensavano forse che fosse qualche trasporto di tedeschi, perché camuffavano tutto per passare inosservati, si sentiva nell’aria che qualcosa stava cambiando, tutte le notti i partigiani scendevano e attaccavano nei paesi dove erano, sistemati i soldati, si capiva che loro non si sentivano più sicuri, anche noi non eravamo più con quella paura, venne quel giorno che arrivarono finalmente gli americani, ricordo di aver visto dei carri armati che nelle strane non asfaltate facevano un fragrante rumore, si piazzarono di fronte ai fabbricati, scuole e palazzi comunali dove erano asserragliati i tedeschi, che hanno sempre resistito agli attacchi dei partigiani durante la notte, ricordo con chiarezza che dopo qualche minuto che i carri armati si erano fermati, dalle finestre che si incominciavano ad aprirsi,
Si notavano delle bandiere bianche, se prima erano molto pochi i civili che spiavano per vedere
quello che succedeva, da quel momento le strade le piazze si riempirono le campane a suonare, è stato qualche cosa indescrivibile, in un baleno non si pensava più ha quel terrore passato,
tutto era una festa, mi ricordo di nuovo le parole di mio padre,
Ora ci credo il fronte che avevano preparato non era necessario, la guerra è veramente finita.
Buon fine settimana carissimi amici e amiche.
Un abbraccio forte tomaso
 Continua

mercoledì 26 gennaio 2011

LA MIA VITA, CAPITOLO NUMERO 3

 CONTINUA LA MIA VITA
Passarono pochi giorni, la Germania reagì con fermezza verso l’Italia considerando un tradimento, incominciarono la persecuzione giovani arrestati e internati in Germania nei campi di concentramento, tanti si sono rifugiati nelle montagne.
Mia sorella maggiore aveva il fidanzato militare in Albania, si pensava che forse non sarebbe mai più ritornato,  ma si spera sempre.  
I partigiani incominciavano ad organizzarsi,  ci fu una grande confusione,
Quelli che pensavano che i fascisti avessero ragione altri del parere diverso, la paura regnava In ognuno di noi, io ancora ragazzo mi chiedevo quando finirà questa tragedia.
Passarono circa tre mesi, un giorno venne una sorella del fidanzato di mia sorella, ci portò, una bella notizia, il fidanzato riuscii a piedi dall’Albania camminando sempre di notte, attraversando Iugoslava era arrivato, però ci avvisò che doveva rimanere segreto perché era molto pericoloso i tedeschi, l’avrebbero subito arrestato come disertore.
Vicino alla nostra casa abitava una famiglia , era rimpatriata dalla Francia, loro possedevano un radio con la quale ascoltavano radio Londra, una sera mentre questa famiglia ascoltava la radio in compagnia di parecchi giovani, arrivarono 2 camion pieni di soldati tedeschi,
Di sicuro qualcuno li aveva avvisati, il seguito e stato mostruoso furono tutti portati via.
Per qualche  giorno non abbiamo sentito niente, poi arrivò la tragedia, il padrone di quella casa fu portato davanti alla porta e fucilato sul posto, il suo corpo rimase li per due giorni,
Sopra di lui un cartello che diceva “tutti i traditori finiranno cosi“.
La domenica dopo quando la gente usciva dalla chiesa un drappello di soldati fermò

Tutti nella piazza, tutti dovettero assistere a tre condanne di tre di quelli presi che ascoltavano
Radio Londra, mi ricordo che quei tre sono rimasti dopo essere fucilati legati a tre  alberi, in piazza per altri due giorni, tutto questo era l’inizio del nostro terrore.
Una settima dopo la famiglia vicino noi fu lasciata libera, la moglie e due ragazzi della mia età, non passò che un paio di settimane che i simpatizzanti di Mussolini sostenuti dalla Germania  formarono un nuovo governo con lo stato Italiano, una Repubblica, così detta ( Repubblica di Salò ) una circolare specificava che tutti i giovani erano invitati a presentarsi subito per formare un nuovo esercito, la cosa divenne molto complicata pochi giovani hanno
Scelto di arruolarsi, la maggior parte scelse di darsi alla macchia nascondendosi nelle montagne vicine, altri fondarono le prime compagnie dei partigiani, tutti coloro che non erano riusciti a raggiungere le loro famiglie perché erano del sud si sono fermati da noi organizzando
Le prime resistenze, male armati ma sempre pronti al sacrificio, nei giorni che seguirono molti furono presi e internati in Germania nei campi di concentramento.
Passarono dei mesi molto difficili i rastrellamenti fatti dai tedeschi assieme ai nuovi soldati della Repubblica di Salò prendevano dei giovani i quali non avevano fatto ha tempo di nascondersi, coloro che cercavano di scappare non avevano scampo, parecchi vennero uccisi.
All’inizio del 1944 arrivò in paese una compagnia di saldati del nuovo esercito Italiano,
Vennero sistemati in un grande palazzo sequestrato dai tedeschi,
questi militari facevano parte di  un reggimento chiamato la ( Decima Mas ) al primo momento questi giovani sembravano che non fossero diciamo cattivi ma ben presto il paesi si accorse che non era cosi, erano tutti ambiziosi con molto odio verso il popolo, gli abitanti odiava i tedeschi e a loro non gli andava bene, iniziò così una difficile convivenza.
Febbraio 1944, arrivò una compagnia di militari tedeschi, quasi tutti abbastanza
Anziani, erano venuti per organizzare dei lavori di fortificazioni lungo il fiume Piave. Mio padre  mi guardò! e disse! la cosa si ripete qui ho combattuto nella prima guerra mondiale, ora si preparano perla seconda, il suo sguardo era molto preoccupato, dal comune ci venne comunicato che tutti coloro che erano capaci di lavorare alle dipendenze dei tedeschi  avrebbero guadagnato, per gli uomini 50 lire al giorno e per le donne 30 lire al giorno.
Molti hanno approfittato molti anche giovani ragazzi erano pagati come le donne, il suo compito era portare acqua per dare da bere ai lavoratori.
2 mesi dopo iniziarono i lavori lungo la sponda del Piave scavarono dei fossati come camminamenti con dei punti molto più larghi, credo fossero dove avrebbero piazzato armi più pesanti, il lavoro delle donne consisteva con delle rami di alberi sottili rivestivano le pareti per evitare che franassero, gli uomini poi scavarono dei grandi buchi  penso servissero per bloccare eventuali attacchi di carri armati, i lunghi camminamenti portavano anche nei grandi buncher molto profondi e ai fianchi
mettevano dei grossi tronchi di alberi tutti i boschi circostanti erano stati tagliati , in buncher sopra venivano diversi strati di tronchi di alberi,
Tutto faceva prevenire che li avrebbero cercato di fermare gli alleati che piano piano
Avanzavano da sud verso il nord.

Tomaso

domenica 23 gennaio 2011

24 GENNAIO: UN GRANDE ANNIVERSARIO

Buongiorno, cari amici e amiche del mio Passato e Presente, oggi ricorre per me un anniversario speciale: il 54° anniversario di nozze (ed è anche il compleanno della mia dolce metà)Guardate cosa scrivevo in un newsgroup di amici il 24 gennaio 2007.

Questa mattina, a causa dell'emozione, mi sono alzato più presto del solito; vedendo che non riuscivo a riprendere sonno e per non disturbare la mia sposa, rigirandomi nel letto, ho voluto cominciare prima questa magnifica giornata; ecco ...

-24 gennaio 1934 in un paesino della pianura del Piave nel Veneto,
teatro storico della Prima Guerra Mondiale, nasce una bambina,
ottava di nove fratelli, le diedero il nome Danila.
-24 gennaio 1957 questa bambina divenne la mia sposa.
-24 gennaio 2007 festeggiamo le nostre nozze d'oro.
Dirò solo poche parole, l'emozione é troppo grande, mi scendono
lacrime di gioia ricordando tutto questo;
eravamo felici insieme! siamo felici insieme! saremo felici insieme!
finché morte non ci separi.
Aggiungo ero.. sono.. e sarò.. sempre un romantico sentimentale, sino alla fine dei miei giorni.
Cari amici e amiche, vi ringrazio infinitamente di avermi concesso la vostra
sentita e calorosa amicizia.

Tomaso da Zurigo.

Già dimenticavo di dirvi che sta nevicando ed é già tutto bianco,
temperatura - 2 gradi giusta temperatura da neve,
anche questo mi ricorda 50 anni fa, quando quel giorno c'erano 20 centimetri di neve.
Rinnovo il saluto
Tomaso.
_______________
Segue una breve clip del giorno delle mie nozze d'oro, quando Caterina Balivo, durante la trasmissione FESTA ITALIANA, volle darci gli auguri in diretta. Fu molto gentile, ma purtroppo sbagliò il numero degli anni di matrimonio ^__^
Troverete anche altre immagini dei festeggiamenti che si svolsero in un hotel, sul colle di Zurigo.


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domenica 16 gennaio 2011

CREDO CHE POSSO PASSARE AL CAPITOLO 2 DELLA MIA VITA


CAPITOLO 2

L’inizio della guerra sconvolse tutta la nostra già precaria esistenza sopravvivere per noi poveri era una battaglia quotidiana, vedevo mio padre due mesi all’anno soffrivo sentendo mia madre piangere ogni volta che era giunto il giorno della partenza, per la nuova stagione di lavoro, lo stato aveva programmato il razionamento dei generi alimentari non si poteva avere neanche un pezzo di pane senza il bollino 100 grammi al giorno, i soldi erano sempre pochi,
Per questo in casa e stato deciso che io terminato la quarta elementare di non continuare, il mio contributo alla famiglia era necessario, al giorno andavo nei boschi per cercare legna da far fuoco per il camino dove la mamma cucinava, altra legna occorreva per l’inverno, quei periodi gli inverni erano molto rigidi la neve veniva sempre abbondante già in novembre, sopravvivere era molto difficile ogni giorno c’è sempre qualcosa di nuovo.

Nel 1941 ci comunicarono che il comune ci aveva assegnato una casa, casette B famigliare fatta costruire dal governo per dare alloggi ai molti emigranti che erano ritornati in patria dall’estero, causa la guerra, noi siamo stati fortunati, nonostante che la nostra famiglia non fosse prima stabilita all’estero. Erano ben fatte con l’acqua corrente e gabinetto in casa, credo che questa sia stata una cosa bella fatta dal regime fascista, un affitto molto ridotto, prendemmo possesso della casa in maggio, mia madre aspettava il quinto figlio che nacque in ottobre, una bocca di più da sfamare.

Sembrava che la nostra esistenza andasse un po’ meglio, ma era pura illusione,mio padre ritornò prima del previsto.

Quando nel 1942 mia madre con delle conoscenze trovo un posto di lavoro per me in un panificio in un paese a circa 5 Km. di distanza, la distanza non era tanto il problema, era che tutte le mattine molto presto dovevo recarmi al lavoro come garzone, l’ora che il panificio iniziava era alle 0,2 di notte io con una bicicletta mi recavo tutti giorni in estate e anche d’inverno all’inizio avevo un po’ di paura ma poi feci l’abitudine, intanto la guerra continuava,
le mie sorelle maggiori lavoravano nella filanda del paese dove lavoravano la seta,
Ogni primavera i contadini prendevano i piccolissimi bachi , mi ricordo che erano quasi invisibili mangiavano delle foglie di gelso era incredibile vederli crescere rapidamente, In tre - quattro settimane si gonfiavano e diventavano di un colore giallo quasi trasparente.
Era fantastico vedere che dalla sera alla mattina dopo li vedevi questi bachi che già iniziavano ha costruire del bozzolo che poi venivano portati da tutti i coltivatore in filanda dove le donne con speciale bagno nell’acqua calda iniziavano li sfilamento de quel piccolo sottile filo di seta.

L’inizio del 1943 non era cambiato niente le notizie che si sentivano non ci davano nessuna tranquillità si capiva che questa guerra stava diventando sempre più dolorosa, non passava un giorno che arrivava notizie di un soldato conosciuto del paese era rimasto vittima in Grecia oppure in Iugoslavia.
Io imparai tante cose su quel panificio dove ero stato assunto.

L’otto settembre, la radio annunciò che l’Italia firmò l’armistizio con gli alleati cioè i nemici di prima diventarono amici, i amici di prima diventarono i nemici, subito ci fu una grande festa.

Tutti pensavamo che l’incubo della guerra fosse finito.
Purtroppo fu l'inizio della vera tragedia, l’Italia si trovo divisa in due, il sud era con gli alleati mentre al nord c'era l’esercito tedesco, l’esercito italiano allo sbaraglio, gli ufficiali responsabili non erano stai informati, un vero panico.
I soldati scappavano dalle caserme cercando indumenti civili per poter raggiungere le proprie case e le loro famiglie, purtroppo coloro che le loro famiglie si trovavano al sud si sono fermati al nord dove erano alloggiati dalle famiglie volonterose.
Continua

sabato 15 gennaio 2011

TANTO PER PARLARE DEL CARO GUARDIANO

GENTILI AMICI E AMICHE VI SEGNALO UN INTERESSANTISSIMO ARTICOLO DEL GUARDIANO DEL FARO CHE PARLA DEL SUO INCONTRO CON TOTO',
IL PRINCIPE DELLA RISATA.
È COSI IMPORTANTE QUESTO INCONTRO CHE HO VOLUTO FARLO NOTARE,
SCRIVENDO IN ROSSO IL POST.
Un abbraccio a tutti/e,
Tomaso

venerdì 14 gennaio 2011

SI AVVICINA UN GRANDE ANNIVERSARIO - ECCO UNA POESIA INDIMENTICABILE

ECCO IL MIO CARO AMICO GUARDIANO COSA SCRISSE:
Poesia dedicata alle nostre Nozze d’Oro 24 gennaio 2007
Che lungo viaggio il vostro,
attraverso i sentieri della vita.
Luoghi del tutto inediti,
idiomi sconosciuti
strade spesso in salita
occhiate indifferenti;
e gli affetti, le usanze,
tutto ciò che lasciaste,
la memoria costante.
Mano nella mano,
forti di voi soltanto,
andaste avanti.
Niente poté fermarvi,
l'amore vinse tutto:
gli intoppi e la fatica.
Così succede a volte
agli esili virgulti
che sbattuti dal vento
s'intrecciano,
fondono i propri destini
e diventano una solida pianta,
generosa, dura da scalfire
e fonte di germogli.
E' certo che su voi brillò una stella
e ancor più scintillante
v' illumina quest'oggi.
Nigel Davemport
* * *
Caro amico Guardiano,
questa poesia l'ho sempre stretta al cuore sperando che ci rileggeremo ancora per molti anni. Tomaso

mercoledì 12 gennaio 2011

È ORA DI RITORNARE A PARLARE DEL PASSATO

Carissimi amici carissime amiche, passate le feste ora che ho difinitivamente messo la bella foto del mio amato blog, ho pensato che molti di voi credo che non hanno sfogliato i miei racconti della mia vita. Perciò voglio ripubblicare i racconti che ha fatto il mio blog il mio passatempo.
ECCO IL MIO CAPITOLO 1
Sono nato l’otto settembre 1930 da genitori poveri, ma con tanto orgoglio. Mio padre era del 1892 e mia madre del 1898. Io ero il penultimo di cinque figli.
Mio padre era un emigrante e tutti gli anni, in primavera, partiva per cercare lavoro. Andava in Francia, Germania, oppure in qualche località italiana dove era possibile trovarlo.
Quando avevo cinque o sei anni vedevo mio padre che alla fine di febbraio preparava le valige. Mia madre, con le lacrime agli occhi, gli raccomandava di stare attento perché il suo lavoro poteva essere pericoloso. Era manovale, ma si trovava anche in situazioni di rischio quando lavorava nelle gallerie ed esse franavano all’improvviso. Ricordo che quando lo accompagnavo alla corriera lo vedevo mascherare il dolore di dover lasciare la famiglia.
Nella piazza dove sostava la corriera erano in tanti che partivano, tutti con lo stesso problema: la sopravvivenza delle loro famiglie. La nostra era una zona di forte emigrazione, l’ottanta per cento degli uomini emigrava per lavoro stagionale.
La zona di cui parlo si trova ai piedi dei colli dei grandi vigneti del prosecco. Eravamo orgogliosi di chiamare quella località “Quartiere del Piave”. Infatti, dal mio paese natio alle sponde del Piave, ci sono circa tre chilometri. Dal 1915 al 1918 l’area che ho detto fu teatro della prima guerra mondiale. Mio padre ci partecipò come soldato. Lui era un vecchio fante. La nostra vita era piena di stenti, le donne aspettavano quel po’ di denaro che i mariti potevano spedirgli, facendo i lavori più svariati. Questi emigranti erano la spina dorsale dell’economia del paese. I loro lavori erano sempre molto faticosi. Ogni anno puntualmente qualcuno ci rimetteva la pelle e la comunità faceva rimpatriare la salma dello sfortunato emigrante a proprie spese.
La vita continuava sempre onestamente. Ricordo che, quando incominciai la scuola elementare, eravamo tutti contenti. Era l’epoca del fascismo ed entrai a far parte dei “Figli della Lupa”. Ad ogni piccola ricorrenza politica o istituzionale, si indossava un cinturone al ventre a forma di X sul davanti. Al centro, una grande M stava ad indicare Mussolini. Passò del tempo e a nove anni divenni Balilla, cambiando completamente la divisa: camicia nera con copricapo che rappresentava il littorio, tipico stemma del fascismo.
Nel 1938 lo stato iniziò una raccolta di oro per aiutare le casse vuote per le grandi spese per la guerra in Africa.
Tutte le massaie furono invitate in piazza del comune per fare dono delle loro fedi di oro,
lo stato le sostitui con delle fedi di metallo, una lega di rame e ottone, la partecipazione fu quasi totale
la propaganda aveva convinto la massa che questo fosse necessario e giusto.
Una cosa ricordo bene noi scolari delle elementari aravamo preparati che quando sie entrava e si usciva nelle aule si doveva fare un saluto speciale, non dare il buongiorno ma dire, vincere, la risposta era, vinceremo, purtroppo le dittature creano anche questo.

Nel 1940, con l’inizio della seconda guerra mondiale, cominciarono i grandi problemi per l’Italia.
Tomaso

Buona serata a tutti/e,
Tomaso

lunedì 10 gennaio 2011

UNA BELLA NOVITÀ, NEI BLOG

Cari amici ed amiche
 
ho il piacere di comunicarvi che da qualche mese collaboro ad un nuovo e simpatico blog fondato da Nuvoletta: "l'Angolo del sorriso" 
Qui sono presenti dei vecchi e cari amici, fra i quali Il Mandry, Cinzia, Buffalo e il Guardiano del Faro. 
Spero che vogliate seguirmi pure là per farvi quattro risate...perché l'atmosfera è davvero allegra e spensierata...
Affettuosamente
 
Tomaso

domenica 9 gennaio 2011

UN QUESITO PER TUTTI VOI, AIUTATEMI A DECIDERE

NUMERO UNO
il numero uno restera fino alla fine delle votazioni, poi quello che avrà più voti sarà fisso
NUMERO DUE

Carissimi amici e carissime amiche dopo aver provato e riprovato mi trovo con il dilemma!!!
Quale foto mettere???
Lo chiedo a tutti voi dandomi il vostro parere, ci sarà tempo fino il giorno 15 gennaio quello che avrà avuto più preferenze verrà messo per sempre come presentazione del mio blog.
Vi prego votate! e ancora votate! mi farete tanto piacere.
Vi lascio un caloroso saluto con un mio sentito abbraccio,
Tomaso

venerdì 7 gennaio 2011

CARI AMICI E AMICHE HO CAMBIATO LE SCRITTE DELLA FOTO DEL BLOG

Carissimi  tutti, anno nuovo vita nuova... Ho fotto un piccolo cambiamento sulla foto che rappresenta il mio passato e che spero di raccontare ancora tanto del futuro... Le ho dato il colore verde sogno della speranza.
Dandovi la buona notte vi lascio un forte abbraccio,
Tomaso
COME VEDETE  TUTTI QUANDO SI È VECCHI SI È ANCHE DELICATI E INQUIETI...
MIPARE CHE QUEL VERDE NON SIA TROPPO ADATTO, COSÌ ECCOLO BIANCO COME LO ERA SEMPRE STATO.   ditemi!!! vi piace!!!
Ora è tempo di darvi il buon giorno,
Tomaso

lunedì 3 gennaio 2011

NOSTALGIA DEL FARO! OGGI IL GUARDIANO MI A DATO QUESTO, GRAZIE INFINITE

 UN RICORDO DEL FARO VOGLIO RICORDARLO ANCHE ALL'INIZIO DEL NUOVO ANNO.  Molti di voi non conoscevano nemmeno questo blog collettivo che ci aveva tenuti uniti per più di 3 anni.  Oggi non so spiegarmi ho avuto una piccola nostalgia...
Buona serata cari amici e care amiche,
Tomaso

domenica 2 gennaio 2011

UN RICORDO DEL PRIMO GIORNO DELL’ANNO DEL PASSATO

Ritornando al primo dell’anno, mi è venuto in mente di raccontarvi ciò che accadeva a me la mattina del primo giorno.
Ritorniamo indietro nel tempo, negli anni 1945-46-47 io facevo il garzone in un panificio, in quel tempo non conoscevamo feste il panificio rimaneva chiuso 3 volte all’anno, cioè natale pasqua e il primo dell’anno, alla mattina del primo gennaio verso le 10.00 andavo alla Santa messa, la chiesa si trovava circa un Km. Da dove abitavo passando davanti alle abitazione ero chiamato per farmi gli auguri  e mi offrivano un bicchierino di grappa era l’unico alcool che conoscevo   quando arrivavo in chiesa per fortuna mi mettevo in ginocchio sul banco così ero sicuro che non sarei caduto!
Ero senza accorgermi sbronzo,
Quando ci penso ancora oggi rido da solo!!! Immaginate casa sarebbe successo quando la messa sarebbe finita come avrei potuto camminare essendo ubriaco di grappa, finita la messa rimanevo attaccata al banco, ero consapevole che se cercavo di muovermi sarei caduto, tutto mi girava intorno io rimanevo li fino quando non mi sentivo in grado di camminare, era ogni anno la stessa cosa
Credetemi non è una cosa inventata ma mi era successa a me, nessuno si chiedeva il perché poi venni sapere che pensavano che pregassi, il perché non andavo mai a messa io lavoravo sempre tutte le feste .
Il passato mi a dato tanto da imparare che ancora oggi mi bevo mezzo bicchiere di vino solo quando mangio di grappa la metto nel caffè per sentire un buon odore.  Mai più grappa pura.
Ecco perché io faccio spesso dei paragono con i giovani di oggi... Eravamo poveri ma sapevamo meglio sorridere alla vita! Oggi molti non sanno cosa vogliono per questo non sanno essere felici.
Chiedo scusa se il mio scritto non sarà chiaro da capire... Erano veramente altri tempi.
Tomaso