QUINTO
CAPITOLO
La
vita riprese con tanta speranza, io lasciai il lavoro del panificio,
trovai nel mio paese stesso
un
buon posto di garzone la mia esperienza era stata valutata, anche se
ero ancora molto giovane, questo era un grande panificio con un forno
moderno a vapore, veniva scaldato
Da
un’altra parte con delle valvole speciali si iniettava il vapore
dentro il forno, subito dopo con aria calda veniva assorbite le
umidità, così potevamo cuocere una sfornata dietro l’altra,
purtroppo anche qui dovevo lavorare alla notte, iniziavo alle ore
2,00 del mattino e terminavo verso le 13,00,
Alla
sera dovevo preparare l’impasto principale per far lievitare poi il
pane, il quale doveva riposare fino al mattino dove circa il 20 %
veniva usato ogni impasto per il pane, ormai ero abbastanza esperto
per questo lavoro la retribuzione non era tanto male nonostante la
mia giovane età, la cosa più brutta era che il panificio non
conosceva chiusure, cioè lavorava sempre, l'uni-che feste che
rimaneva chiuse erano 3 giorni in tutto l’anno, Natale, Capodanno,
e Pasqua, le ferie non le potevo fare perché non cerano sostituti,
mi venivano pagate extra
Alla
fine anno, ero contento lo stesso perché avevo un lavoro.
La
mia vita dopo la guerra iniziò abbastanza bene, tutto quello che
guadagnavo la davo in
Famiglia
mio padre era tornato ad emigrare nel centro nord, sempre come
stagionale, mia madre era quella che faceva con fatica, il bilancio
famigliare.
i
miei 16 anni
Nel
1947 si sposo la mia sorella maggiore,
Induvinate! quale sono io?
qualche foto di quel giorno
in
fretta le cose si dimenticarono non c'era più la paura della
sopravvivenza, ricordo che desideravo tanto avere un orologio da
polso,
Io
come prendevo la mia paga la consegnavo tutta a mia madre, mio padre
non terminava mai la stagione completa dato la sua già avanzata età
non trovava sempre lavoro,
Per
questo la mia paga era necessaria in casa, un giorni dissi a mia
madre quando mi pagheranno le ferie, con quei soldi mi voglio
prendere un orologio, la mamma risposi, vedremo, forse sarà
possibile, però mi disse, prima portali a casa i soldi poi vedremo,
arrivarono i soldi delle ferie, feci come mia madre mi avevo detto,
tutto sembrava come aveva detto, cioè un giorno, si sarebbe andati
dall’orefice, per comperare quel tanto desiderato orologio.
Qualche
giorno dopo, ritornai a casa dopo il lavoro, mia madre mi chiamò,
vieni che ti devo
Far
vedere una cosa, io la seguii fino in camera, e mi disse ecco il tuo
orologio, vidi un grande armadio, poi lei mi disse mi dispiace caro
figlio, quel armadio era molto necessario,
I
vestiti si rovinavano stando ammucchiati sulla sedia, così svanì
questo mio desiderio,
io
capii mia madre, lei era responsabile di fare in modo che i soldi
bastassero.
Settembre
1948 gli dissi a mia madre, questa volta i soldi delle ferie non te
li darò,
Mi
guardò, con una sguardo severo, e mi disse, che cosa vuoi fare,
questa volta?
Serio
gli disse, ora che ho 18 anni voglio farmi la patente di guida, già
dentro di me,
Pensavo
al mio avvenire, non avrei fatto mai più un lavoro di dover lavorare
di notte,
Andò
molto bene in pochi mesi diedi l’esame di guida e anche teorico,
fui promosso.
Sapevo
che mi aspettava, il sevizio militare, giurai a me stesso che dopo il
servizio, avrei cambiato, mestiere.
Alla
fine del 1948, l’altra mia sorella di 24 anni scelse la via delle
missioni, entrò in un convento per farsi suora, così la famiglia
venne mancare anche quel piccolo contributo del suo lavoro in
filanda, mia madre la prese un po’ male, ma la dovette accettare.
Le prime foto del noviziato
Nel
settembre 1948, dissi a mia madre: -Questa volta i soldi delle ferie
non te li darò.
Mi
guardò con uno sguardo severo e mi disse: - Che cosa vuoi fare,
questa volta?
Serio
le risposi: -Ora che ho 18 anni voglio farmi la patente di guida.
Già
dentro di me pensavo al mio avvenire, non avrei fatto mai più un
lavoro in cui si dovesse lavorare di notte.
Andò
molto bene, in pochi mesi diedi l’esame di guida, anche quello
teorico e fui promosso. Sapevo che mi aspettava il sevizio militare,
giurai a me stesso che, una volta congedato, avrei cambiato mestiere.
Nel
1949 seppi che c'era una scuola serale, io che non avevo potuto
completare le scuole dell’obbligo, mi iscrissi subito, tutti
dicevano che per avere un libretto di lavoro professionale era
necessario il diploma della quinta elementare, la scuola iniziò a
settembre, il programma era di 6 mesi, mi impegnai subito, anche
perché sapevo che, l’anno dopo avrei dovuto fare il servizio
militare.
Alla
fine di aprile, 1950, ci furono gli esami, rimasi soddisfatto dei
buoni voti ricevuti.
La pagella
I
mesi che seguirono fui chiamato al distretto militare di Treviso, che
fecero una breve selezione ci fecero dei test di capacità, di
concentrazione, durarono un paio di giorni, in settembre mi arrivò
la cartolina di precetto per il servizio militare, fui assegnato al
terzo reggimento, di artiglieria da montagna,
mi
dovetti presentare ha Belluno dove cerano le grandi caserme per il
CAR,
Centro,
Addestramento, Reclute.
I
primi 45 giorni di preparazione, per poi dovevano assegnarci, il
posto per il resto della ferma,
Che
in quel periodo era di 15 mesi.
Finito
il CAR fui prescelto, assieme a altri per fare uno speciale corso, si
trattava per i collegamenti radio e telegrafo, siamo partiti da
Belluno accompagnati da un ufficiale,
Siamo
arrivati 12 ore dopo a San Giorgio di Cremano, in provincia di
Napoli,
eccomi a San Giorgio di Cremano
Li
era il posto dove preparavano i diversi corsi di varie specialità
incominciai il corso, collegamenti radio, io pensavo che, non sarei
mia arrivato, fino al termine,
invece
mi è subito piaciuto, era una cosa molto, interessante.
Dopo
le prime raccomandazioni dai istruttori, incominciò, l’alfabeto
morse, che per me non immaginavo, nemmeno come funzionava, in una
decina di giorni tutti, io e miei commilitoni eravamo entusiasti, le
prove di trasmissioni nelle apposite maglie per dare dei dati ai
comandanti di varie batterie, le notizie, ecc. formare delle frasi
con .-. E -.- fu una vera esperienza, il corso durò 45 giorni, poi
venni assegnato, al gruppo di artiglieria da
Montagna
terzo reggimento della brigata Julia, del gruppo Conegliano,nella
caserma, San Rocco a Udine, ci furono assegnati al reparto comando
dove si continuava a studiare, la cosa che mi sorprese che tutto
quello che avevamo studiato, sull’alfabeto morse, non lo abbiamo
usato per niente, ci dettero in dotazioni delle radio, riceventi,e
trasmittenti, tutto veniva fatto in fonia.
il pezzo carrellato di quei tempi
Di
servizio alla porta carraia
Una
sera, in libera uscita, in città notai un, manifesto, il quale
diceva se avete buona volontà, questo corso questa scuola fa per
voi, si trattava di imparare e studiare fotografia, non lo so il
perché a me mi venne l’idea di iscrivermi, quei poche soldi che la
deca cioè la paga dei militari la usai per l’iscrizione, comperai
subito dei libri, manuali, e mi buttai a capo fitto,era forse
arrivato il momento, per trovare un nuovo mestiere.
Tutti
i permessi che potevo avere dal comando li usavo ad andare nel
laboratorio fotografico.
Mi
esercitavo con molto interesse nella camera oscura per imparare le
tecniche dello sviluppo
delle
negative sia della carta, imparai a usare gli ingranditori, cominciai
a conoscere le funzioni della carte e le sue specifiche funzioni
secondo il negativo se era sovra esposto o sotto esposto, tutto si
poteva correggere tramite il tipo di strato gelatinoso della carta da
fotografia, un giorno uscendo dal laboratorio mi incontrai con un
tenente comandante del reparto comando, lo salutai di scatto come
l’etichetta doveva, mi domandò cosa facevo io li.
Continua