Carissimi tutti-e,
dal 12 marzo fino al 18 marzo non ci sarò, io e la mia dolce metà andremo a Verona per fare una visita alla sorella della Danila; per non lasciarvi soli vi lascio questa storia fantasiosa del Faro quando esso esisteva, è un racconto molto strano, credo che vi divertirete leggendolo, buon divertimento.
Un buon a risentirci al mio ritorno, Tomaso.
P.S.
FORSE IL GUARDIANO SI FARÀ VIVO, NEL FRATEMPO GLI HO DATO L'AUTORIZZAZIONE A PUBBLICARE DEI POST PERSONALI... SPERO TANTO CHE LO FACCIA
Molti di voi si chiederanno com' è nato questo magico edificio chiamato “il Faro”. Tutto ebbe inizio da un uomo chiamato “il viaggiatore dei sogni” che in uno dei suoi viaggi si imbattè in un altro personaggio molto singolare. Quest’ultimo era un marinaio naufragato sulla spiaggia di Arotena, esiliato dalla sua terra per aver corteggiato la principessa del posto. Si, questo marinaio fu esiliato per amore, così decise di partire cercando una nuova terra dove cambiare nome e vita.
Il viaggiatore dei sogni un bel giorno d’inverno si ritrovò in una landa desolata, algida e poco ospitale. Vi era una spiaggia, che formava un lungo confine tra mare e cielo. Un promontorio faceva da virgola a questa lunga striscia di terra. Vide in lontananza una figura particolare, che riversa sulla pancia non faceva intravedere buoni presagi. Il nostro viaggiatore si precipitò verso l’uomo ma con suo grande sollievo costui era solo svenuto, molto probabilmente dal freddo.
Il viaggiatore dei sogni accese un fuoco e con un tripode scaldò dell’acqua, abbondante in quella radura, e gettò dentro qualche chicco di caffè per creare una parvenza di bevanda riscaldante. L’uomo riuscì tuttavia a risvegliarsi senza l’aiuto della bevanda; costui dopo essersi alzato e presentato assaggiò con voracità il liquido caldo. I due si misero a parlare, e raccontarono le loro rispettive vicende.
Il viaggiatore dei sogni si commosse per la situazione del marinaio e decise di aiutarlo.
Propose di cercare una terra dove fermarsi e ricominciare a vivere una vita dignitosa. L’uomo, che in realtà si chiamava Hanton Kock, doveva fuggire e cambiare identità. “Nessuno deve sapere che Hanton Kokc è vivo!” diceva sempre il marinaio, ed allora il viaggiatore dei sogni decise anch'egli di fermarsi per dare un senso ai propri viaggi.
Il viaggiatore ebbe un pensiero particolare: prima di giungere in quel luogo, molte locande descrivevano questo posto come isolato e meta di mille naufragi, ed allora perché non aprire una locanda qui in questo posto magico? Il marinaio rimase sulle sue e poi uscì con una proposta particolare:” Una locanda dici?…ma perché, oltre alla locanda, non estendere la cosa facendola diventare un faro? Hai detto tu che vi sono anche molti naufragi.”
Il viaggiatore pensò un attimo e disse:
“Caspita! Hai ragione! Possiamo fare una cosa del genere, tu che sei marinaio ti occuperai del faro, mentre io mi occuperò della locanda e daremo ristoro a tutti quelli che lo chiederanno! Si, mi piace!”
Dopo quelle parole, finito il giorno e dopo una serena notte passata nella tenda che il viaggiatore aveva sempre con sé, iniziarono i lavori per costruire il faro.
Passarono giorni e poi mesi, venne il bel tempo le piogge e ancora il freddo, ma giorno dopo giorno il faro diventava sempre più bello ed accogliente.
I due amici lavorarono sodo, stando spesso senza mangiare per giorni, ma alla fine il Faro si inaugurò.
Felici e contenti i due amici decisero di mutare i loro nomi. Si, miei cari amici, il marinaio decise di chiamarsi “Nigel Davemport”, mentre il viaggiatore dei sogni scelse il nome di “Marck Leys.”
Il Faro era ancora scarno, vi erano solo quattro sedie di legno intarsiate da me e due tavoli che Nigel aveva ricavato da due barche arenate sulla spiaggia vicina. Il problema dei viveri non era di poco conto; a parte la pesca e i frutti della natura non riuscivamo a far nulla; eravamo ancora incapaci di coltivare un giardino o qualche cosa di similare. Notammo che il terreno circostante al Faro era fertile, e così provammo a seminare dei chicchi di grano, ma con poca speranza. La sorpresa fu immensa quando vedemmo i primi germogli nascere.
Sì amici, proprio i germogli che ci permettono di fare ora quel magnifico pane che piace tanto a Esmeralda!
Erano giorni difficili, la solitudine era grande, ma un giorno successe un fattore strano, che però ci portò nuova linfa. Una notte sentimmo bussare alla nostra porta con molto vigore, urlando:”aprite! Aprite! Per la carità aprite!”.
Io mezzo assonnato e Nigel con lo schioppetto in mano aprimmo a quella voce implorante. Vedemmo una figura nera che ci implorava di entrare dissi a Nigel sotto voce:”io lo faccio entrare ma tu tienilo sotto controllo non si sa mai.”
Nigel con un gesto della testa annuì e facemmo accomodare quella figura scura e misteriosa. Aprì la lanterna che scacciò il mistero da quel volto. Dietro al tabarro ed il cappello nero vi era un viso con il sorriso tranquillizzante ma con lo sguardo terrorizzato.
“Io mi chiamo Tomaso, diciamo così, e mi stanno inseguendo perché accusato di aver rubato in casa del conte Periels! Vi prego aiutatemi!”
La prima cosa che facemmo sia io che Nigel fu di spegnere la lanterna, e nascondere quell’uomo in cerca di protezione. Lo chiudemmo in una nicchia vicino alla lanterna dove vi era una branda ed una scrivania, sulla quale Nigel aveva i suoi scritti ed io i miei progetti. Fu quella notte che capii che Nigel non era soltanto un marinaio, ma anche un grande scrittore.
Avendo ancora timore di quel figuro appena arrivato, per tranquillità lo rinchiudemmo a chiave; prudenza inutile con il senno di poi, tuttavia allora non aveva la nostra fiducia.
Poco dopo i gendarmi e gli scagnozzi del Conte bussarono alla porta del faro per scovare la loro preda.
“Aprite! Altrimenti sfondiamo la porta!” Questa frase che ormai dicevano abitualmente gli scagnozzi del Conte, battezzò la mia conoscenza degli uomini dello stesso.
“Stiamo cercando un pericoloso malvivente che ha attentato alla vita del nostro amato Conte, e pertanto dobbiamo prenderlo e se è il caso anche ucciderlo!” Io chiesi chi fosse questo misterioso personaggio, il capo dopo qualche tentennamento confessò che il ricercato era il Duca Gualtiero Stalloni del ducato di Tomasonia.
Noi facemmo entrare senza alcun problema quegli uomini che perquisirono tutti i più piccoli meandri del Faro, trascurando però proprio quella stanza così nascosta e criptata da non poter nemmeno essere riconosciuta da occhi esperti come quelli degli uomini del Conte.
L’incursione purtroppo ci costò molto denaro poiché dovemmo pagare una sostanziosa mancia per non far più disturbo al nostro Faro. Dopo questo evento prendemmo la decisione di fare di quella piccola penisola un posto invalicabile, facendo eccezione soltanto per coloro che avessero chiesto aiuto e ristoro. Tomaso ci raccontò che il Conte aveva attaccato ed invaso il suo territorio, poiché le miniere d’argento e di rame avevano sempre fatto gola al malefico nobile. “Io,” disse Tom, “non ho attentato nulla, ho solo le prove con me che il conte ha provato a costruire un’arma micidiale per avere tutto il potere per sé.”
Io e Nigel rimanemmo sgomenti, si noi ormai fuori dal mondo da alcuni anni non avemmo modo di avere notizie e null’altro. Tom ci chiese aiuto, ma noi ancora dubbiosi mettemmo alla prova il povero Duca. Lasciammo dei soldi per terra facendo finta che Nigel li aveva persi. Bèh amici, il duca si rivelò un vero nobile, consegnandoci tutto il denaro fatto cadere a bella posta. Da quel giorno ribattezzammo il duca come Tomaso, gli tagliammo la barba e iniziò la nostra avventura assieme a lui.
Tomaso ci aiutò a costruire il canale per separare il Faro dalla spiaggia, dopodiché riuscimmo a costruire pure un piccolo ponte levatoio che voi tutti conoscete bene. L'uomo si rivelò anche un bravo infermiere, infatti mentre Nigel sistemava l’anta di una finestra scivolò dalla scaletta e si slogò un ginocchio. Tom riusciì a creare con le erbe del vicino bosco degli unguenti meravigliosi che rimisero Nigel, il Guardiano del Faro, in piena forma.
Una sera dopo molti mesi da questo fatto, bussò al nostro faro una dama, misteriosa. Non ci disse il suo nome e tutt’ora non sappiamo chi ella fosse, ma l’accogliemmo con il suo alone di magia, che diede al nostro Faro un tocco di mistero. Si trattava di Lady Ayla; disse che così dovevamo chiamarla semplicemente perché il suo passato era stato drammatico e tumultuoso. Ancora oggi lei si prende cura del nostro orto e ci regala dei momenti indimenticabili.
Il conte molto probabilmente iniziò a fare terra bruciata attorno a noi, e anche la pianura davanti al Faro risentì questo clima. Una notte vi fu un'incursione dell'armata del conte contro una carrozza che passava li accanto. Gli uomini del Conte assalirono la carrozza con dentro una fanciulla in fuga. Una sera Nigel ci chiamò sulla lanterna e vedemmo tutto. La carrozza venne assalita con l’uccisione del cocchiere e la cattura della donna. Lady Ayla parve che conoscesse la donna, tuttavia il suo sguardo non fece trapelare nulla.
La donna catturata cercava timidamente con le sue esili forze di svincolarsi dai bruti,finendo da li a poco ad essere prevaricata da quei bruti energumeni.
All'improvviso una figura su di un cavallo fece la sua apparizione e con un gesto fulmineo riuscì a liberare la donna prendendola sul proprio cavallo, però ahimè uno di quei energumeni colpì al fianco il misterioso cavaliere, il quale riuscì a fuggire con la donna, grazie al suo cavallo che istintivamente si precipitò verso l’unica luce di quella notte, quella appunto del Faro.
Tempestivamente Tom riuscì a tirare giù il ponte, ed a respingere gli uomini del conte i quali cercarono di superare il fossato, ma due tiri di fucile messi a segno da Nigel fecero desistere gli uomini del conte.
Accogliemmo la donna ed il cavaliere che però giunse a noi svenuto per il colpo subito. La donna si rivelò una principessa che fuggiva dal suo regno. Si presentò come Zuntian principessa del regno di Bodaron; subito a lady Ayla scappò un nome: ”Cinzia!” ma subito si chiuse la bocca. Mettemmo il cavaliere impavido in un letto comodo e Tom iniziò a curarlo già da quella notte.
Ci alternavamo nell’accudire il cavaliere e la principessa, la quale si rimise subito in sesto senza dar cenno di aver passato la brutta avventura di giorni prima; la nostra preoccupazione era per il cavaliere che non si svegliava e non accennava a fare nessuna reazione.
Storia del Faro parte 4
Era già da un mese che sussisteva il sonno del misterioso cavaliere, quando un giorno, per caso, giunse al Faro una splendida fanciulla perduta nelle vaste pianure attorno al nostro rifugio.
Ci raccontò di essere un’alchimista e di poter curare ogni male con la scienza. Lei si presentò come Esmeralda ed ecco che venne a illuminare il nostro rifugio un’ennesima stella. Esmeralda raccontò la sua storia, ma non sarò io a farlo ora poiché tutti noi la conosciamo già. Le parlammo della nostra preoccupazione per il misterioso cavaliere. Lei con un sorriso dolcissimo disse:”Amici ci penso io!”; ciò detto questo uscì dal Faro, non prima di aver chiesto in prestito una barca.
Tornò dopo due giorni e magicamente, con varie pietre raccolte forse nel mare, preparò una polvere con un forte odore penetrante. Preso un pizzico di quell' intruglio nauseabondo lo sparse sulla fronte e sotto il naso del cavaliere. Dopo qualche attimo il cavaliere iniziò a tossire ed avere sussulti e spasmi. Furono attimi di ansia, ma con nostra immensa sorpresa riuscì a svegliarsi e si sedette al bordo del letto.
Allora io avanzai e dissi:”Buon giorno misterioso cavaliere, mi chiamo Marck Leys e sono il maitre di questo luogo che abbiamo battezzato il Faro.”
Quindi presentai tutti gli altri e gli indicare Esmeralda, la sua salvatrice. Chiesi subito chi fosse lui, che, con molta gentilezza, rispose:”Mi chiamo Ildebrando Stezzotti Fantini, cavaliere dell’ordine del mestolo, e lavoro o meglio lavoravo per il conte, il quale mi espulse dalla sua contea poiché io scoprì i suoi loschi disegni di potere, tuttavia mi ha risparmiato la vita gettando dell’infamia su di me.”
Si portò una mano alla testa e disse:”L’ultima cosa che ricordo è di aver salvato una dama in difficoltà.” A quelle parole la principessa sorrise ringraziandolo di cuore. Il cavaliere, notando che la fanciulla era in ottima forza, si risollevò temendo, evidentemente di non aver portato in salvo quella dolce fanciulla. Raccontammo tutto ciò che successe in seguito e lo ribattezzammo: Mestolo & Paiolo; ma il suo nome vero era Stefano.
Così un altro eroe si unì al nostro Faro. Stefano si rivelò un ottimo collaboratore; grazie a lui riuscimmo a ristrutturare l'isolotto ed a scoprire qualche cosa in più su lui e la propria vita. In quel periodo si aggiunse a noi anche un altro personaggio, ma di questo vi parlerò la prossima volta.
Mestolo & Paiolo ci aiutò a creare un controllo più dettagliato per chi passava dal Faro; egli si rivelò anche un ottimo cuoco intanto scoprimmo anche la vera storia di Lady Ayla, la quale rivelò una voce angelica e soavemente coinvolgente.
Il nostro rifugio lentamente si andava a popolare. Un giorno però, notammo una dama in lacrime accanto all’ingresso del ponte levatoio, rimase li per ore senza far nulla. Chi era quella fanciulla?
racconto incompiuto
SCRITTO DA MARK LEYS, IL VIAGGIATORE DEI SOGNI