Carissimi amici e amiche oggi sono qui per raccontarvi una storia. In occasione di un post fatto da mio fratello Tiziano.
uno sconosciuto abitante in un comune limitrofe ha notato la storia dei carri mascherati di Sernaglia in quei anni che io partecipavo sui carri questo aveva notato un carro particolare sul quale cero anch'io cosi chiese a Tiziano se di quel gruppo ci fosse ancora qualcuno, che lui avrebbe avuto il piacere di sapere chi fossero. In poche parole mi sono messo in contatto con questo signore, e ho fatto una scoperta anche lui ha scritto delle storie della sua vita, è un quasi coetaneo del 1932.
Ecco qui sottostante una bella storia vissuta.
LA
MIA MAESTRA
Quando da
bambino frequentavo le elementari ricordo il sacro rispetto , meglio
il terrore, che mi incuteva la mia maestra .
Di
portamento austero , si chiamava Antonietta De Col Fontebasso,
moglie del maestro di musica, che suonava l’ organo in chiesa a
Pieve.
Aveva una
malformazione al naso così evidente che per noi bambini era la
maestra dai due nasi. Di salute cagionevole, soffriva di cuore ,
così i periodi che si assentava dalle lezioni, diventavano per noi
alunni veri e propri giorni di festa .
Erano gli
anni di guerra 40-43 .
Da buona
insegnante, se voleva occupare quel posto, doveva per forza di cose
inculcarci l’ insegnamento del regime fascista.
Ragione per
cui, dalla terza elementare in poi, il suo insegnamento era sempre
volto, ad esaltare la grandiosità dell’ impero romano, dalla quale
traeva ispirazione, il regime dei fasci del littorio di Benito
Mussolini.
Su di me,
esercitava un’ attrazione e un fascino fortissimi, i racconti delle
guerre puniche , gli scontri tra Orazi e Curiazi, le legioni, le
centurie, i manipoli.
Si dilungava
anche nel descrivere i vantaggi della dittatura, durante la quale,
come nell’ impero romano, il comando in tempo di guerra era
affidato ad una sola persona, per poi tornare, in tempo di pace,
al Senato.
Le classi
erano rigidamente divise tra maschi e femmine, in media composte da
45- 50 scolari.
Le lezioni
incominciavano alle 8.30 e terminavano alle 12.40, di solito senza
intervallo per la ricreazione, salvo 4-5 volte al mese quando veniva
praticata una specie di ginnastica, denominata pomposamente
educazione fisica.
La mattinata
scolastica, iniziava con l’ entrata in classe della “signora
maestra”, il segno della croce e la recita di un’ Ave Maria.
Si passava
poi a leggere a turno, e a voce alta del Bollettino di guerra,
pubblicato sul Gazzettino, che portava immancabilmente la maestra.
Alla fine il ragazzo pronunciava forte”Vincere “ e la scolaresca
in coro rispondeva “Vinceremo”.
Qualche
tempo dopo, quando i rovesci militari subiti dalle nostre, truppe
portarono alla totale esclusione, della presenza italiana in Africa,
il motto venne cambiato con “ In Africa ritorneremo”.
Essendo le
classi così numerose, era ovvio che la maestra non potesse seguire
individualmente gli scolari: impartiva solo nozioni e quelli che non
le recepivano subito, venivano bocciati; ecco perché era molto
facile trovare qualcuno, che ripeteva l’ anno più di una volta.
Tra i miei
coetanei di quinta elementare ricordo Beniamino e Italo da Falzè di
Piave , Bruno da Refrontolo, Antonio da Solighetto, Lino da
Barbisano, che ogni mattina con costanza, percorrevano a piedi 3 km
di strada, per raggiungere la scuola del capoluogo, dal momento che
nei plessi scolastici delle frazioni, non era possibile conseguire
la licenza elementare.
Con
ammirazione, mista ad invidia, ricordo pure Giacinto, mite e
discreto, che credo non abbia mai ricevuto un rimprovero dalla
maestra, anzi additato sempre come modello per tutti noi, per la sua
bravura nella composizione scritta in italiano.
Come quella
volta, che in un compito di italiano dal titolo “ I miei giochi”
usò la seguente frase “Io gioco sempre al calar del sole “che la
maestra ci fece notare per la proprietà e ricchezza lessicale.
Un giorno
però eravamo in quarta, quel poco di invidia, sparì completamente.
Il regime
per saggiare l’ indottrinamento delle nuove generazioni indì un
concorso a cui parteciparono alcuni alunni del Quartier del Piave. La
maestra indicò Giacinto, e mai ringraziai il cielo così tanto,
soprattutto quando venni a conoscenza del titolo del tema assegnato
che suonava così “Marciare e combattere a fianco dei soldati”
Anche al
giorno d’oggi, ripensandoci, non riesco a capire come si potesse
pretendere da bambini di dieci anni tanta capacità di immaginazione
e di espressione, quanta ne comportava un simile argomento.
Il regime,
aveva coniato per quei tempi, una parola che era tutto un programma
“AUTARCHIA”, volendo inculcare nella mentalità, degli Italiani
la volontà di produrre , fabbricare e consumare solo prodotti
nazionali, in conseguenza anche delle sanzioni subite dall’Italia
per l’occupazione dell’ Etiopia.
In questo
clima, maturò perciò un’altra iniziativa propagandistica, sempre
voluta e fortemente proposta dalle “alte sfere”.
Tutte le
famiglie, con figli in età scolare, dovevano avere l’ orto di
guerra, così la maestra ci ordinò, di misurare uno spazio, dove
poter seminare alcuni semi di girasole, che una volta cresciuti e
maturati dovevano dare l’ olio nazionale.
Il giorno
fatidico della distribuzione dei semi, fummo chiamati ad uno ad uno
alla cattedra, e la maestra ne consegnò un congruo numero, in base
ai metri quadrati che ciascuno aveva a disposizione.
Venne il
turno di Arturo, che appena ricevuto in mano il cartoccio di semi,
rivolto alla maestra chiese “Cosa debbo fare con questi?” “Devi
seminarli in quei metri quadrati che hai a disposizione per l’ orto
di guerra” rispose la maestra.
Allora
Arturo, ammise candidamente, di aver misurato la superficie della
cucina. La sua famiglia composta di cinque persone viveva infatti in
una casa di tre stanze in totale, senza nessuno scoperto.
Ma si sa la
maestra aveva ordinato, e gli scolari dovevano obbedire .
A sentir ciò
la maestra trasalì, e con la voce rotta dall’ emozione gli intimò
“Vai a posto!” Prese la bacchetta che teneva sempre a portata di
mano e avvicinatasi ad Arturo, seduto mortificato nel suo banco, lo
colpì e lo percosse un’ infinità di volte intercalando e
urlando”Ti insegno io a prendere in giro la maestra !!!” La
campanella di fine lezione, salvò Arturo da una maggior punizione.
Il giorno
dopo la madre di Arturo accompagnò il figlio e mentre la maestra
esponeva l’ accaduto udii il suo commento “ L’ à fat ben
siora maestra , la ghe dae saa , parchè , se no, quel tosat là, nol
impara gnent!”
Il sabato
pomeriggio, era stato dichiarato sabato fascista, per cui tutti gli
alunni delle elementari, erano obbligati a parteciparvi.
Essi
venivano radunati, ed inquadrati per età, al campo Careni, suddivisi
poi in Figli della Lupa, Balilla, Balilla Moschettieri; quelli della
maggior età -16 anni- erano Avanguardisti e Camicie Nere.
Ricordo che
facevo parte di un plotone di Balilla, comandato da Federico, un
giovane Avanguardista di 16 anni: ai suoi ordini marciavamo avanti e
indietro lungo il tratto di strada di via Sartori che intercorre
tra il collegio Balbi e il semaforo, spesso cantando:”Temprati da
mille passioni…..Vincere e Vinceremo in cielo in terra in
mare….
Coloro però,
che disertavano un simile obbligo, venivano per così dire,
imprigionati.
Un
incaricato della G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio ) si recava
in classe alla fine delle lezioni, e tutti coloro che erano mancati
alle esercitazioni del sabato, prima venivano condotti in fila in una
stanza all’ ultimo piano della casa del fascio, l’ attuale
municipio, e là segregati per due ore, senza mangiare, con
l’obbligo di presentarsi alle 15 a marciare. So recitare ancora a
memoria, il testo del giuramento imparato, per gli esami di licenza
elementare:Nel nome di Dio e dell’Italia giuro di eseguire gli
ordini del Duce e di seguire con tutte le mie forze e se necessario
il mio sangue per la causa della rivoluzione Fascista.
L’ anno di
quinta era già incominciato, da qualche mese quando, la maestra ci
presentò un nuovo alunno, non ricordo se un anno o due più giovane
di noi.
Si trattava
di Marco Sammartini, lui studiava privatamente, ma per la licenza
elementare, era obbligatoria la frequenza alla scuola pubblica.
Marco
frequentò le lezioni per un periodo, poi la maestra un giorno
annunciò che aveva concluso gli studi .
La zia di
lui, recandosi in visita, in segno di riconoscenza fece dono alla
signora Fontebasso, di cinquanta lire da destinare ai bisogni della
classe che furono suddivisi così :10 per comperare materiale per il
lavoro in classe, vimini per impagliare i fiaschi, attrezzi per il
traforo, compensato, seghetti; e dieci lire ciascuno ai quattro
alunni più meritevoli, depositati in un libretto della Cassa di
Risparmio, da ritirare solo al raggiungimento della maggiore età.
Uno di
questi premi toccò anche a me, che con orgoglio lo consegnai ai miei
genitori.
Inutile dire
che anche per quei tempi la cifra era assai modesta- con 50 lire si
comprava 1 kg di carne- e che l’ inflazione se la mangiò tutta. Di
quel libretto la Cassa di Risparmio non mi dette più notizie e a me
non restò nemmeno la soddisfazione di ritirarlo.
Per ciò che
mi ah insegnato, e per la sua dirittura morale, della mia maestra
serbo sempre un grato ricordo, anche se dopo aver conseguito la
licenza elementare non ebbi più modo di parlarle.
I dolorosi
fatti, avvenuti dopo l’8 settembre, hanno contribuito a questo
distacco, con di più poco dopo la signora Fontebasso si trasferì
altrove con la sua famiglia. Alle volte, mentre scrivo qualsiasi
cosa, il mio pensiero corre a lei, quando ammoniva noi scolari a non
incorrere in errori sintattici come quel soldato che scrisse a casa
così: Carissimi vengo a voi, con queste due righe, per farvi sapere
che io sto bene, ma il cavallo del capitano e morto, così spero sia
di voi.
Mi ricordo
pure con quanta solerzia ci invitava a non adoperare il verbo fare,
negli scritti ed anche nel parlare. Soleva spesso ripetere, non si fa
un lavoro, si esegue. Oppure non si fa mai la barba, ma ci si rade.
Anche
quando,sfoglio un libro o un giornale, cascasse il mondo non bagno
mai il dito con la saliva per facilitare il movimento delle pagine,
la mia maestra infatti ci aveva rimarcato la pericolosità che tale
operazione comportava, poiché se uno prima di noi avesse fatto la
stessa cosa, la saliva di lui avrebbe contagiato anche noi, Con i
rischi di contagio ,e se fosse stato malato di T.B.C?. Avremmo potuto
ammalarsi anche noi?
A quel tempo
il pericolo di contrarre questa malattia esisteva d’avvero, per
cui il Regime Fascista aveva promosso una vasta campagna di
prevenzione, nelle scuole onde evitare, il diffondersi di questo
morbo, la maestra con la sua autorità ci aveva fatto capire
l’importanza di seguire le più elementari norme igieniche.
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Prima che la
memoria mi tradisca voglio trascrivere le canzoni che il Regime
Fascista ci obbligava a cantare nei sabati dove si impartiva le norme
militari di preparazione alla guerra
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Temprati da
mille passioni la voce d’Italia squillò
Centurie
coorti legioni in piedi che l’ora suonò
Avanti
gioventù ogni vincolo ogni ostacolo superiamo
Spezziam la
schiavitù che ci soffoca prigionieri sul nostro mar
Vincere
,vincere ,vincere,e vinceremo in cielo in terra e in mare
E una parola
d’ordine di una suprema volontà
Vincere
,vincere ,vincere, ad ogni costo nulla ci fermerà
I nostri
cuori esultano nell’ansia d’obbedir
Le nostre
labbra giurano o vincere o morir
Elmetto
pugnale moschetto a passo romano si va
La fiamma
che brucia nel petto ci sprona ci guida si va
Avanti
gioventù ogni vincolo ogni ostacolo superiamo
Spezziam la
schiavitù che ci soffoca prigionieri sul nostro mar
Vincere
,vincere ,vincere, ecc……
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Nizza,
Savoia, Corsica fatal,Malta baluardo di romanità
Tunisi
nostra sponde monti e mar tuona la libertà la libertà
Va gran
maestrale urla ruggì con furor stranier via
Duce col
rostro che Duilio armò Roma fedele a te trionferà
In armi
camicie nere in piedi fratelli Corsi
Voi vi
trovate al fin la patria santa la gran madre che vi amò che vi
chiamò
Con la spada
i corsi con la fede invito Duce rivendicò
Di Malta lo
strazio grida nel cuore d’Italia
Audacia che
irrompe sfonda britannici navigli schianterà
Noi ti
riconquistiam con Garibaldi, Nizza, Nizza col tuo biondo marinar
Vinceremo
Duce vinceremo tu sei la gloria e l’avvenir
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Una poesia
al soldato ignoto
Il più
giovane il più forte con il sangue sulla faccia
E la croce
delle braccia disarmato dalla morte
Fu sepolto
in questo prato con le stelle del soldato
Senza bara
ne sudario senza un fiato di preghiera
Sotto un po’
di terra nera che assomiglia al tuo Calvario
Pieve di
Soligo
Maggio 2006
Illario Zabotti
Carissimi tutti/e spero che sia piaciuta
questa reale storia vissuta.
un abbraccio.
ciao Tomaso sono contenta per te che tu abbia incontrato questa persona, grazie di questo post di riminiscenze, molto interessante in quanto io non c'ero, posso solo immaginare quanto e' accaduto dai libri di storia e da racconti tipo il tuo, i tempi passati si ricordano sempre con nostalgia, indipendentemente dalle situazioni, ciao grazie buon inizio settimana a presto rosa.))
RispondiEliminaCara Rosa non me la aspettavo che qualcuno ricordasse quei tempi e che avesse visto quel carro mascherato.
EliminaDa li sono nate le curiosità scoprendo uno del 1932 che ama scrivere la sua vita
sicuramente molto interessante.
Tomaso
IL MONDO DEL WEB AVRA' TANTI DIFETTI MA CERTE VOLTE COMPIE DEI PICCOLI MIRACOLI TIPO QUESTO,PER TE CONDIVIDERE QUALCOSA DEI TEMPI PASSATI CON QUALCUNO CHE HA VISSUTO LE STESSE ESPERIENZE, SUPPONGO SIA IMPORTANTE E MOLTO BELLO, CIAO UN ABBRACCIO ROSA BUONA SERATA.))
EliminaGRAZIE CARA ROSA, TU HAI VERAMENTE CAPITO L'IMPORTANZA DI QUESTA NUOVA AMICIZIA PER ME.
EliminaCIAO E BUONA NOTTE CARA AMICA.
TOMASO
Molto bella questa storia caro Tomaso!OLGA
RispondiEliminaMI fa piacere che anche tu la abbia gradita cara Olga.
EliminaTomaso
le soprese della vita son tante e questa è una di esse.
RispondiEliminaBuona giornata
Ecco perché si dice che la vita è bella!
EliminaQuesto anche è un motivo, credimi è stato emozionante quando ho capito!!
Tomaso
Questi sono doni bellissimi che la vita riserva. Un abbraccio.
RispondiEliminaSi cara Sofia hai detto bene doni indimenticabili cara amica.
EliminaTomaso
Ho letto con interesse questa storia vissuta ricordata con nostalgia!!!
RispondiEliminaRicordi conservati nel cuore e nella memoria con rispetto!!!
Un abbraccio e buona giornata da Beatris
Purtroppo quando si è privati dellla libertà di autodeterminarsi si spengono le coscenze e tutti sono omologati in negativo,per fortuna ora i tempi sono diversi .Il racconto è molto veritiero e rappresenta una testimonianza del periodo molto importante ,per noi che non l'abbiamo vissuto. Buona giornata
RispondiEliminaCara Cettina la vita ci fa capire tante volte le circostanze del passato, quando penso che Illario 2 anni più giovane di me abitante un un comune molto più grande di Sernaglia abbia vissuto quei ricordi mentre io già facevo il garzone in un panificio erano veramente altri tempi, noi eravamo molto più poveri.
EliminaGrazie cara amica della tua presenza.
Tomaso
Sono storie di vita vissuta che toccano il cuore, perchè si parla di periodi difficili, di regimi dittatoriali, di bambini che già da piccoli dovevamo subire un'insegnaemento duro...
RispondiEliminaCaro Tomaso, grazie per aver riportato questa testimonianza, è bene tramandare i ricordi e non dimenticare quello che è successo un tempo.
Un saluto affettuoso!
Cara Maris sono felice di vedere che ti sei interessata a questo racconto, che è molto bello, credo che se non lo hai ancora fatto leggi i primi capitoli della mia vita. Li pure ce tanto da leggere. Buona serata cara amica.
EliminaTomaso
Mi piace sempre ''ascoltare'' la storia da chi l'ha vissuta, si colgono sfumature che si perdono sui libri.
RispondiEliminaUn abbraccio Tomaso
Cara Artemisia detto giusto sui libri vengono raccontate globalmente ciò che succedeva, ma detto da una persona che la ha vissuta fa sicuramente un'altro effetto, sono delle storie come quelle dei primi capitoli della mia vita, solo che questi scritti da Illario li sa meglio di me esprimere.
EliminaCiao e buona serata cara amica.
Tomaso
Eh si questa storia ecc ecc anche mio marito le ricorda anche se era piccolo classe 37 io no sono venuta dopo 43. Buona settimana ciaooo
RispondiEliminaCara Edvige questi racconti dovrebbero legger attentamente i giovani d'oggi!!!
EliminaBuona serata cara amica.
Tomaso
Bella testimonianza di vita.
RispondiEliminaRicordo e riconoscenza vero la maestra...sono stata molto colpita.
Bacioni, Tom.
Cara Gianna tu come maestra avrai notato naturalmente questo racconto. Avrai visto che è corretto specialmente con la punteggiatura si vede già da li che questo amico a avuto più istruzioni di me io non ho potuto terminare la scuola per le ragioni che tu conosci.
EliminaEcco il motivo dei miei racconti personali dei miei capitoli.
Penso che tu mi capisca a cosa mi riferisco. Un abbraccio.
Tomaso
interessante testimonianza penso che le memorie del passato siano molto utile da leggere x chi non le ha vissute perchè voi siete l'esempio vivente di cio' che successe allora, la vs memoria storica è importantissima!!!! grazie a te , a Tiziano e a Ilario per avercene fatto partecipi!!
RispondiEliminaCara Fiore un grazie a te per le tue giuste parole, le testimonianze vissute raccontate da chi le ha vissute danno più credibilità di qualsiasi libro.
EliminaCiao e buona serata cara amica.
Tomaso
ciao Tomaso. E' sempre bello leggerti. Bella testimonianza di vita.
RispondiEliminaCara Robby grazie della tua sempre presenza.Buona serata cara amica.
EliminaTomaso
Un bella storia...caro Tomaso ti abbraccio e un grosso bacio...
RispondiEliminaQuesto mio nuovo amico, che ho conosciuto da poco è un vero testimone di quei tempi, cara Francesca.
EliminaCiao e buona giornata.
Tomaso
Una testimonianza di vita davvero speciale, l'ho letta con vero piacere.
RispondiEliminaI miracoli della tecnica servono anche ad avvicinare le persone.
Vedo che ti stai preparando per s. Valentino con i cuoricini che cadono...
buona settimana
Cara Adriana, mi fa piacere sentire che il racconto sia stato accolto bene da tutti/e voi. Questo nuovo amico forse mi farà avere nuove storie da lui vissute.
EliminaBuona giornata cara amica.
Tomaso
Ma povero Arturo! Non solo preso a botte dalla maestra, ma fustigato anche dalla madre. Tempi durissimi, allora, per tante ragioni. Tempi in cui la libertà era divenuta una parola senza senso.
RispondiEliminaCara Ambra, veramente una bella storia, in certi argomenti pure divertente.
EliminaErano tempi che oggi nessuno può immaginare come erano veramente.
Buona giornata.
Tomaso
Ciao Tommaso, che bello leggere storie di vita vissuta che sono così lontane dalla mia realtà, si impara sempre dalle esperienze altrui!!!
RispondiEliminaBuona settimana
Cara Laura, vedo che è abbastanza chiaro per tutti, che la vita in quel periodo era molto difficile, i giovani d'oggi dovrebbero leggere di più questi racconti. Buona giornata cara amica.
EliminaTomaso
Ciao Tomaso! Io sono nata dopo la guerra, ma sono l'ultima e i miei fratelli più grandi hanno frequentato le scuole proprio in quel periodo ed i loro racconti rispecchiano quanto scritto dal tuo amico!
RispondiEliminaCerto erano periodi duri...specialmente durante la guerra...e c'era anche la fame vera!
Carmen
Cara Carmen, è stato un periodo che ci ha insegnato tante cose, io già lavoravo in quei anni del racconto del mio amico.
EliminaBuona giornata cara amica.
Tomaso
Ciao Tom,
RispondiEliminai resoconti vissuti in prima persona sono sempre interessanti, quando poi sono pure ben scritti allora meritano un plauso.
tanti cari saluti a te e al tuo amico Ilario.
Un abbraccio.
Cara Guardiano, ecco cosa intendo dire in certe occasioni quando parlo che non ho frequentato molte scuole, questo amico è stato più fortunato di me nei suoi anni di scuola.
EliminaSono sicuro che l'amico farà piacere sentire i vostri commenti, un abbraccio.
Tomaso
Quanto mi piacciono i tuoi racconti, me li sono letti tutti d'un fiato , mi hai fatto ridere della maestra hihi! pure mio padre mi racconta la stessa cosa!
RispondiEliminaUn abbraccio buona giornata
Anna
Cara Anna, questa storia fa in certi casi ridere, ma riflettendo era tutto molto serio, solo che lo ha vissuto può capire. Buona giornata, e un abbraccio.
EliminaTomaso
sono molto importanti i vostri ricordi Tomaso... dovrebbero essere conservati e raccolti e fatti leggere ai nostri figli.. per farli riflettere... per aiutarli a capire che ciò che hanno è arrivato dagli sforzi, dai sacrifici, dalle delusioni e dalla lotta di chi c'era prima di loro
RispondiEliminagrazie a voi due, memoria del nostro ieri
Cara Vale, proprio questa mattina ho ricevuto un email da Illario il quale è rimasto contento di vedere molti commenti sulla sua storia, credo che ne metterò di nuovi racconti molto belli e ricchi di quel periodo di dittatura.
EliminaBuona giornata cara amica.
Tomaso
Un racconto molto interessante, questo che ci hai presentato, che apre uno spaccato su un periodo così lontano dalle esperienze di chi non lo ha vissuto
RispondiEliminaGrazie al tuo amico Ilario per questo bel racconto.
Cara Krilù, non conoscevo l'esistenza di Ilario in quel tempo, il suo comune per noi era un centro come una città Pieve era vista da noi il posto dove potevano continuare a studiare, ricordo che molti del mio paese , finito le elementari andavo nelle scuole superiori che li esistevano. Molte cose anche per me sono nuove ed interessanti, perché a 12 anni io già lavoravo come garzone proprio in Pieve di Soligo, era il centro per noi, loro avevano le strade asfaltate, per noi era una città.
EliminaSpero che Ilario mi dia ancora l'occasione di parlare di lui.
Ciao e buona giornata cara amica.
Tomaso
Caro Tomaso io molte storie simili a queste le conosco , perchè vissute dai miei genitori.
RispondiEliminaBuona serata Rakel
Cara Rakel, solo coloro che le hanno vissute le possono descrivere così bene!
EliminaCiao e buona serata.
Tomaso
una bella soria che puòessere anche una pagina di storia,ti mando un caro saluto
RispondiEliminaCara Gabe grazie di esserci, per leggere questo pezzo di storia di un ragazzo che ha vissuto questi episodi.
EliminaSpero che mi manderà il suo curriculum che cosi vele posso presentare, per sentire altre cose di lui.
Ciao e buona serata cara amica.
Tomaso
Grazie Tomaso per aver voluto condividere con noi la storia raccontata da Ilario.. Storia di un tempo lontano, di cui ho sentito parlare dai miei genitori, dai miei nonni, e che non ho vissuto.
RispondiEliminaTi invio il mio abbraccio e cari saluti a te e alla tua dolce metà
Cara Paola, come avrai capito, il destino a volte ti fa fare delle conoscenze inaspettate, questa è una di quelle. Mi fa piacere sentire che a tutti è piaciuto, questo racconto, sicuramente me ne passerà ancora.
EliminaCiao e buona giornata con un abbraccio.
Tomaso
Ciao Tomaso, chi meglio di te può raccontare la storia italiana passata. Nel bene e nel male ci dobbiamo fare i conti. Un caloroso saluto
RispondiEliminaCaro Alberto, lo sai che ce già differenza di quello che racconta Illario
Eliminarispetto a come era al mio paese, è pure vero che io negli anni cruciali delle guerra già lavoravo.
Buona giornata caro amico.
Tomaso
Ciao Tomaso, questo racconto del tuo amico mi ha riportato indietro di tantissimi anni.
RispondiEliminaIn quel periodo io abitavo in provincia di Fiume perchè il mio babbo era là per lavoro. Nella scuola che frequentavo i bambini erano tutti slavi e perciò le maestre insegnavano l'italiano perchè quella zona che ora é Slovenia, era stata conquistata dall'Italia.
Ricordo anch'io quelle canzoni e soprattutto l'olio di fegato di merluzzo che ci davano come riconstituente, ma che io non riuscivo a mandare giù...
Non ricordo che le maestre fossero troppo severe, ma ligie all'insegnamento fascista!!!
Ciao é bello ritrovare un amici della fanciullezza e penso che per te sia stata una grande emozione.
Un abbraccio
Bruna
Cara Bruna, solo chi lo ha vissuto quel tempo può veramente capire, immagino come fosse in quei tempo a Fiume, Pola e altre città che a quei tempi erano italiane, è li che era nato l'odio profondo verso il fascismo, non si può nulla dimenticare...
EliminaSpero che se tutto va bene quest'anno
potrò conoscere Illario, lui non può muoversi, spigherò il perché in un'altro post. Un abbraccio forte.
Tomaso
Dire che sei una persona splendida..è troppo poco...
RispondiEliminaTomaso un abbraccione
Cara Carla, prima di tutto grazie della tua presenza, e poi del tuo complimento.
EliminaBuona giornata cara amica.
Tomaso
Buongiorno Tomaso,
RispondiEliminada tempo ti incontro nei blog che frequento e stamani mi sono soffermata ( e iscritta) nel tuo spazio virtuale.
Sono preziose queste memorie, tue o di altri che le hanno vissute.Anch'io le ho ascoltate dai miei genitori.
I testimoni diretti trasmettono i sentimenti, non solo gli eventi.
Un caro saluto
Marilena
Cara Marilena è veramente un piacere avere la tua visita, ti ringrazio pure che ti sei messa nei miei lettori, avrai capito che sono un vecchietto che non si arrende mai, vuole semplicemente sempre nuove amicizie che mi fanno capire quanto bella è la vita.
EliminaUn abbraccio e a presto rileggerti.
Tomaso
Ciao Tomaso questa storia Illario non me laveva fatta vedere, sembrerebbe una favola ma tu lo sai bennissimo era così io lo posso solo dire per sentito dire uno di questi giorni andro a trovarlo poi ti chiamo su skipe buona serata
RispondiEliminaun abbraccio.
Tiziano.
Caro Tiziano credo che Illario sia un libro aperto! E sicuramente avrà molti racconti da farci conoscere. Per il fatto di sentirci su skype provaci, che se sono in casa possiamo fare due chiacchiere, siamo coperti di neve.
EliminaUn abbraccio forte, sotto la neve.
Tomaso
Il tuo amico ha scritto un ricordo che é una vera palpitante lezione di storia e di educazione civica. Aggiungo solo che unisce ad una bella scrittura un'ottima memoria.
RispondiEliminaCaro Adriano, mi fa piacere che anche tu abbia ben accettato questo post, scritto molto bene, una vera lezione di storia.
EliminaIo posterò nel prossimo post, una storia di questo distinto signore, con il cuore rimasto ragazzo!!!
Ciao e grazie della gradita visita.
Tomaso