Carissimi amici e amiche,
siamo sempre con S. Valentino.
siamo sempre con S. Valentino.
Rimarrete stupiti di questo racconto.
Illario qui a superato se stesso
IL
CARRO MASCHERATO
Ogni
anno, nel mese di febbraio, ritorna l’appuntamento con il Carnevale
e la memoria mi riporta puntualmente agli anni ’50, alla mia
giovinezza.
Vicino
a Pieve di Soligo, mia città natale, si trova Sernaglia della
Battaglia, paese noto in quanto teatro dell’ultimo assalto che
portò il nostro esercito alla vittoria di Vittorio Veneto. In quel
tempo l’emigrazione era molto forte: gli uomini andavano a lavorare
nei vari cantieri, chi in Francia, chi in Svizzera e rientravano per
una pausa del lavoro invernale a Natale. Ripartivano poi dopo il 14
febbraio, giorno dedicato a San Valentino e patrono del paese,
portandosi nel cuore gli affetti familiari, la nostalgia del loro
paese natio ed il ricordo della sfilata dei carri mascherati.
Le
risorse finanziarie erano molto scarse, ma la voglia di divertirsi
negli ultimi giorni della loro permanenza in famiglia spingeva i
sernagliesi ad impegnarsi, lavorando anche di notte, affinché nei
lunghi mesi di distacco dalla loro comunità restasse scolpito nel
loro cuore il paese in festa per il santo patrono.
Quel
giorno di domenica, del 1950, ci accordammo in cinque o sei ragazzi
diciottenni, per recarci ad assistere alla sfilata dei carri
mascherati. Non avevamo a disposizione mezzi di locomozione e,
giocoforza, dovemmo trasferirci a piedi. La giornata serena e la
prospettiva di divertirci non ci fecero sentire il freddo molto
pungente dei quattro chilometri del tragitto.
All’inizio
del paese trovammo le vie già intasate dal folto pubblico accorso in
massa anche dai paesi vicini. A stento riuscimmo a raggiungere il
centro abitato, da dove partivano i carri per la sfilata. Finalmente,
dopo lunga attesa, s’intravide un primo carro che avanzava
lentamente, trainato dai buoi. Rappresentava una tipica famiglia
contadina, intenta nei lavori invernali. Si notava la nonna con
“l’aspo”1
mentre filava la lana, il nonno intento ad aggiustare gli attrezzi da
lavoro, una bambina che ricamava un fazzoletto, la mamma che
sferruzzava.
Non
ricordo il secondo carro. Ma il terzo sì, eccome! Non credevamo ai
nostri occhi: raffigurava un accampamento di africani che danzavano
intorno ad un uomo bianco, seduto all’interno di una “cagliera”2,
sotto la quale si continuava ad alimentare il fuoco. I negretti erano
tutti in vestito adamitico, coperti solo ai fianchi da uno straccetto
ed erano capitanati da un ragazzo sui vent’anni, con una vecchia
sveglia al collo. Suscitavano sì tanta meraviglia ed ammirazione, ma
nel contempo anche pena e commiserazione per il grande freddo di quel
pomeriggio invernale. La sfilata durò più di due ore e, con il
passare del tempo, il freddo aumentava. Si potevano notare, anche da
lontano, i brividi grossi come fagioli che vagavano per il loro
corpo. All’improvviso, con grande delusione dei presenti e senza
un’apparente motivazione, il carro deviò per una stradina
laterale. Che cosa era accaduto? Si era dovuto correre immediatamente
ai ripari: l’uomo bianco, nella “cagliera”, si stava
letteralmente “lessando” e, a forza di alimentare il fuoco.
L’acqua stava per bollire davvero ed il
pover’uomo rischiava di scottarsi!
Ho
sempre pensato che i componenti del gruppo si fossero presi qualche
malanno a causa della rigida temperatura. Solo non molto tempo fa, a
circa sessant’anni di distanza, ho saputo che tutto era finito bene
e che nessuno ebbe un benché minimo acciacco. Forse perché
dovettero sudare le proverbiali sette camicie per eliminare il nero
che si erano dipinti su tutto il corpo. Ho anche saputo cosa avevano
escogitato per colorarsi: avevano bruciato molta paglia per ottenere
della cenere di cui si erano serviti poi, dopo essersi spalmati su
tutto il corpo del grasso di maiale. A quel tempo le vasche da bagno
e le docce con l’acqua calda erano un miraggio: i protagonisti
impiegarono qualche ora, al “calduccio” di una stalla vicina,
muniti di spugne, spazzole e sapone per riuscire a riprendere il
colore naturale della pelle.
L’ideatore
del carro, colui che portava la sveglia al collo, si chiama Tomaso, emigrante e residente in Svizzera da oltre cinquant’anni.
So che anch’egli ricorda con nostalgia gli anni di gioventù
vissuti a Sernaglia della Battaglia. Spero, in un giorno non troppo
lontano, di potergli stringere la mano.
io Tomaso, aggiungo che colui che poi ci aiutò molto nella costruzione di quel carro fu il maestro, Lino Teofilo Gobbato, e tutti quelli della scuola serale, dove io feci la V° classe elementare, non mi era stato possibile farla nel 1941, per motivi che io ero più utile in casa, andando cercare legna nei boschi per bruciare. Il maestro Gobbato fu il fondatore dell'associazione dei Trevisani nel mondo di Sernaglia.
io Tomaso, aggiungo che colui che poi ci aiutò molto nella costruzione di quel carro fu il maestro, Lino Teofilo Gobbato, e tutti quelli della scuola serale, dove io feci la V° classe elementare, non mi era stato possibile farla nel 1941, per motivi che io ero più utile in casa, andando cercare legna nei boschi per bruciare. Il maestro Gobbato fu il fondatore dell'associazione dei Trevisani nel mondo di Sernaglia.
Ecco la pagella del 1950 della scuola serale
questa vecchia foto si intravede
la vecchia sveglia al mio collo
Illario
Zabotti
Pieve
di Soligo, febbraio 2013
2
Cagliera: tradizionale paiolo per la cottura della polenta, in rame
battuto di grosso spessore, che ha pareti alte e leggermente
convesse, il fondo bombato e un solo manico ad arco ribaltabile.
Spero che questo racconti di Illario vi sia piaciuto
un abbraccio forte forte a tutti/
è sempre bellissimo navigare nel tuo blog. C'è sempre qualche nuovo racconto: e questo è veramente romantico e spassoso allo stesso tempo con una leggera nostalgia dei tempi passati ciao
RispondiEliminaCara Elisa, mi fa piacere sentire che questo racconto ti sia piaciuto, sono storie che non tramontano mai.
EliminaIllario che era come spettatore lo ha descritto veramente bene.
Grazie cara amica della gradita visita.
Tomaso
Il tuo blog è un diario dai ricordi piacevoli. Buona serata
RispondiEliminaCara Simona, è sempre bello vedere che passi per leggere questi vecchi racconti. Illario è veramente stato bravo nel descrivere quei giorni.
EliminaBuona giornata cara amica.
Tomaso
bel ricordo!!! ciao Tomaso! un saluto a Illario!
RispondiEliminaCara Fiore, devo veramente ringraziarti della tua sempre presenza qui da me, io appena sistemato le cose necessarie. riprenderò a passare da tutti voi.
EliminaPasserò il saluto a Illario, ciao
con un abbraccio forte.
Tomaso
Ciao Caro Tomaso hai ragione illario ha superato se stesso e domani andro a congratularmi di persona per aver saputo magistralmente descrivere in base a quel poco che le avevo racontato di come volevate lessare il povero uomo bianco alias Angelo e come avevate ricavato il nero per tingervi
RispondiEliminaciao un abbraccio
Tiziano.
Caro Tiziano, Illario sa percepire con sensibilità tutti i suoi racconti, che leggendoli ti sembra di riviverli, come quei tempi. Ciao fratello buona giornata.
EliminaTomaso
Ciao Tomaso, bellissimi ricordi, complimenti chissa', come vi siete divertiti all'epoca, sembri un bronzo di Riace ahah, bellissimo, molto suggestivo, ciao grazie buona serata rosa a presto.))
RispondiEliminaCara Rosa, sono racconti che basta che chiuda gli occhi per riviverli...
EliminaGrazie cara amica della tua presenza.
Tomaso
"nostalgia nostalgia canaglia, che ti prende proprio quando non vuoi".....
RispondiEliminabel post ricco di ricordi Tommy, ( ti posso chiamare Tommy?)
Cara Betty!!! dici bene! è una nostalgia, che mi fa ritornare indietro nel tempo, chiudendo gli occhi, un sorriso mi illumina di gioia, ricordando quei tempi. Naturalmente che mi puoi chiamare Tommy, è un nome che mi piace!
EliminaCiao e buona giornata cara amica.
Tomaso
Ciao Tomaso!! Complimenti al tuo amico Illario per il bellissimo racconto e anche a te per l'inventiva e la buona volontà ...mezzo nudo, con quel freddo!!
RispondiEliminaBuona serata!
Carmen
Cara Carmen, grazie del complimento!
EliminaDevi pensare che io ero il più vecchio nella scuola serale e l'idea è partita da una lezione in classe che si doveva parlare dei cannibali africani.
Così parlando con il maestro, abbiamo poi realizzato quel carro.
Ciao e buona giornata cara amica.
Tomaso
Un racconto avvincente che ho letto con molto piacere e che è terminato a sorpresa con un giovanissimo Tomaso seminudo e tinto di nero.
RispondiEliminaCara Krilù, 20 anni hanno molti ricordi!
Eliminafra i quali anche brutti passati nel periodo della guerra, ma anche di belli!
come questo racconto.
Ciao e buona giornata cara amica.
Tomaso
Molto carino il tuo ricordo con una bella sorpresa finale.Buona serata
RispondiEliminaBello il raccolto. Da me si dice "caliera".
RispondiEliminaBacio
Cara Kylie, quel nome non me lo ricordavo
Eliminachiaramente, lo ho corretto io in un posto perché Illario lo aveva scritto non tutti due uguali!!!
Comunque è stato divertente ricordare.
UN bacione anche a te cara amica.
Tomaso
Che bei reperti storici, caro Tomaso!
RispondiEliminaCara Gianna, sono ricordi che l'amico Illario ha risvegliato in me una grande emozione. Un abbraccio forte.
EliminaTomaso
Molto divertente questo racconto ahahah.
RispondiEliminaCiao Tomaso buona giornata
enrico
Caro Enrico, sai che certi particolari, che ha raccontato Illario, mi sono ritornati chiaramente in mente...
EliminaQuante risale per pulirsi da quel appiccicoso cenere nero:)
Ciao e buona giornata caro amico.
Tomaso
Bravissimo Tomaso hai saputo far rivivere un ricordo dentro un racconto!!!
RispondiEliminaUn abbraccio e buona giornata da Beastris
Cara Beatris, come avrai notato sono stato un po assente nei vostri blog, spero di ricominciare come ho fatto questa mattina.
EliminaParlando del racconto, io mi sono emozionato, ho rivisto ogni piccolo particolare. La vita è bella con i ricordi tutto ci fa sorridere.
Tomaso
Il tuo blog è ricco di bei ricordi.
RispondiEliminaSaluti a presto.
È vero caro Cavaliere! il mio passato ogni tanto lo rivivo su questi ricordi!
EliminaTomaso
Pur essendo trevigiana come te, conosco la parola cagliera, ma l'aspo non l'ho mai sentita!!! Non so se corrisponda al rochel...
RispondiEliminaBello questo racconto Tomaso! Grazie dei tuoi passaggi, mi fa semrpe piacere leggerti!
Un strucon,
Cinzia
Cara Cinzia, la provincia di Treviso ha molte parole che cambiano il significato anche da un comune all'altro, la parola
Eliminal'aspo che Pieve usano a Sernaglia lo chiamavano proprio! Rochel:)
Questo racconto di Illario mi ha veramente fatto ricordare chiaramente quei momenti molto divertenti.
Buona giornata cara amica.
Tomaso
troppo belli i racconti mi ci perdo!!
RispondiEliminaUn abbraccio!!
Cara Anna, grazie di esserci per questo racconto di ricordi della mia gioventù.
EliminaIllario lo a descritto molto bene.
Ciao e buon pomeriggio cara amica.
Tomaso
Carissimi tutti, troppo encomiabili nei miei confronti, la mia ammirazione va tutta a questi due fratelli, Tomaso e Tiziano Scarpel vero esempio di amore fraterno in più, fonte di arte e saggezza. Un abbraccio a tutti voi.
RispondiEliminaIllario
Caro Illario, i fratelli Scarpel sono orgogliosi di averti conosciuto!
EliminaIo attendo con ansia di stringerti la mano... Caro amico.
Tomaso
Caro Tomaso non trovo il commento che ti avevo lasciato. Cari ricordi e piacevoli. Buona serata
RispondiEliminaCara Cettina, sono stato da te e ho provato a spiegarmi del mancato commento.
Eliminaè molto strano non mi era mai capitato che un commento fatto non sia venuto.
Mi potresti dire su quale post lo avevi fatto? Comunque nulla di grave, mi dispiace e spero non succeda più.
Un abbraccio forte forte.
Tomaso
Che bei ricordi..è bello venirti a trovare, si trovano sempre delle belle storie.
RispondiEliminaBuona serata, Stefania
Cara Stefania, il mio blog parla sempre di passato e presente, questo è il vero passato!!! Grazie della tanto gradita visita cara amica, un abbraccio forte.
EliminaTomaso
ho avuto problemi col pc e arrivo solo adesso...troppo divertente il racconto e le foto. Che bravi che eravate stati e che idea quella del carro!! Bellissimi ricordi
RispondiEliminaCiao Adriana, spero che il tuo PC non faccia più i capricci! Mi fa piacere sentire che ti è piaciuto il racconto dell'amico Illario, lo a scritto con maestria, ed è stato bello per me, rivivere quei momenti, di un tempo.
EliminaBuon pomeriggio cara amica.
Tomaso
Buon giorno nonnetto,leggerti e' sempre piacevole,perche' tutte le tue storie sono vere...anche se avolte superano l'immaginazione...ai vostri tempi si che la vita la si viveva con entusiasmo!!!!!!!Grazie Tom,per i tuoi racconti!!!!!
RispondiEliminaGrazie a te cara Raffaella, è sempre un piacere vederti nei miei commenti.
EliminaQuesto racconto mi a riportato indietro nel tempo e sicuramente mi son fatto una risata... Buon pomeriggio cara amica.
Tomaso
Ciao carissimo Tomaso, bellissimo il racconto di Illario e grande l'ingegno tuo e dei tuoi amici!
RispondiEliminaBuona giornata!
Cara Sciarada, a quei tempi con vent'anni, e più trovandomi a scuola serale, è bastato un lampo per decidere di fare questo carro tutti quelli della classe si sono impegnati a fondo!!!
EliminaPensandoci ora mi viene da ridere:)
È stato bellissimo, buona serata, amica.
Tomaso
ciao caro Tomaso, vedo che stai bene, non mi ricordavo della parola cagliera. Bello ricordare ciao un abbraccio
RispondiEliminaCara Aliza, quante parole del nostro dialetto sono finite nel dimenticatoio.
EliminaChe anni erano quelli con niente eravamo felici e si sorrideva sempre.
Ciao e un abbraccio forte forte.
Tomaso
ciao
RispondiEliminasono passata per mandarti un salutino.
Cara Robby, sei sempre benvenuta!!! con un abbraccio forte, e buona serata.
EliminaTomaso
Grande pagina di genuina e sana storia popolare!
RispondiEliminaCaro Adriano, per me è stata una ventata di ricordi!!!
EliminaIllario li a descritti perfettamente.
Rinnovo la buona serata caro amico.
Tomaso