Carissimi amici e amiche, credo sia giusto
prima di pubblicare qualche racconto del
mio amico Illario, è giusto che voi tutti/e
sappiate qualcosa di più di questo signore,
che è rimasto sempre un ragazzo dentro il cuore.
Credo che dovreste leggere attentamente quanto,
è poi avvenuto a questo sventurato, amico.
Sono nato
nel 1932 Sesto di
nove fratelli di cui quattro sorelle, alla mia nascita mamma decise
che era tempo di invertire la moda, di imporre sempre i soliti nomi
di Angelo, Giovanni, Luigi o Giuseppe, aiutata da mio fratello
Giovanni di dieci anni maggiore di me, scoprì che il 14 gennaio si
festeggiava Sant’Ilario e scelse proprio questo nome, da imporre al
nuovo nato. La sfortuna volle, che l’ufficiale di stato civile,
poco avvezzo a scrivere simili nomi sbagliasse. obbligandomi per
tutta la vita a firmare Illario con due elle.
Nell’anno 2006 mi iscrissi all’Università per adulti
di Pieve di Soligo.
Feci questa
scelta per accontentare mia figlia Francesca, la quale continuamente
mi stimolava a partecipare a questa attività istruttiva.
Man mano che
il tempo passava ed avendo come fortuna il dono della memoria, mi
appassionai ai racconti letti dal nostro professore di italiano
Angelo Picot.
Memore degli
insegnamenti impartiti dalla mia maestra elementare provai a scrivere
un racconto riguardante la mia infanzia ricevendo complimenti ed
incoraggiamenti da tutti.
Non basta.
Per facilitare la scrittura ho imparato ad usare il computer ancora
grazie ai corsi proposti dall’ Università e all’aiuto ed il
sostegno degli altri studenti.
Finora ho
scritto una cinquantina di racconti di vita vissuta, qualcuno
pubblicato anche in altri giornali oltre al Forziere.
Illario
Zabotti
Qui inizia il suo calvario, il racconto è lungo
ma vale la pena, di leggerlo tutto attentamente
L’INCIDENTE
Il 1978 è
ricordato tristemente dalla storia come l’anno dei tre Papi e per
l’assassinio di Aldo Moro e della sua scorta.
Anche per lo
scrivente non fu un anno benigno. Era il 20 giugno, verso le ore
17.00. Stavo rientrando dal lavoro lungo la strada che da Ponte di
Piave porta a Cimadolmo, più precisamente in prossimità
dell’incrocio con la frazione di Roncadelle, in Comune di Ormelle.
In questa località avvenne il fatto che sto per raccontare.
Prima
dell’incrocio notai un camion che stava girando a sinistra.
Proseguii la marcia sulla mia destra e rallentai la velocità per
dare modo all’automezzo di completare la manovra. Improvvisamente
mi si parò dinnanzi un secondo autocarro. Il conducente si era
immesso sulla stessa scia del primo mezzo, senza aver verificato che
la strada fosse libera. Tentai una frenata disperata, ma inutilmente:
l’urto fu violento e le conseguenze per me molto gravi, anche a
causa del tipo di mezzo che avevo in dotazione. Era un furgone 900 di
cilindrata con motore posteriore per cui nell’impatto le mie gambe
trovarono riparo, si fa per dire, solo grazie alle lamiere esterne.
Ricordo che,
nell’attimo precedente la collisione, concentrai le mani e tutte le
mie forze sul volante per evitare lo schiacciamento dello sterno,
mentre con la gamba destra pigiavo fortemente il pedale del freno,
nella speranza di potermi fermare in tempo. Non fu così ed avvertii
subito un forte dolore alle gambe, ma non persi conoscenza.
Furono
attimi di panico sia per me che per tutti i presenti e per il mio
investitore. Credendomi morto, nessuno si decideva a prestarmi i
primi soccorsi. Udirono poi le mie urla che imploravano di liberarmi
dalla morsa delle lamiere contorte. Qualcuno si premurò di
richiedere l’intervento del pronto soccorso e qualche altro di fare
leva sul volante in modo che lo stesso non comprimesse lo stomaco.
Terminata l’operazione fui invitato ad uscire dall’abitacolo, ma
preferii attendere l’arrivo dell’ambulanza consapevole che i
feriti possono subire gravi conseguenze se rimossi da personale non
sanitario.
Passarono
alcuni interminabili minuti ed ecco avvicinarsi a sirene spiegate
l’ambulanza. A bordo due infermieri i quali, dopo aver verificato
che non avevo emorragie e che la mia lucidità era intatta, mi
chiesero dove sentivo maggiormente il dolore. Risposi che provavo una
forte sofferenza alle gambe ed aggiunsi: «Spero non siano rotte!».
Con molta delicatezza uno dei due infermieri mi sollevò la gamba
sinistra, poi con assoluta schiettezza ed un mezzo sorriso (forse per
incoraggiarmi) mi comunicò: «Purtroppo questa è rotta!». Ripeté
l’operazione con la gamba destra ed arrivò ad un’analoga e
laconica conclusione: «Sono rotte tutte e due!».
Fui
immediatamente trasportato all’ospedale più vicino, ad Oderzo.
Durante il percorso il pensiero correva a casa. Come potevo fare per
avvisare Elena, mia moglie? Quella sera, tra l’altro, ero
particolarmente atteso al ritorno dal lavoro. Mio fratello, padre
Giovanni, festeggiava il trentesimo anniversario della sua
ordinazione sacerdotale, avvenuta il 20 giugno 1948, festa della
Madonna Consolata. Una volta rientrato avrei dovuto partecipare ad
una celebrazione Eucaristica da lui stessa presieduta e ad un
successivo momento conviviale, con la presenza di tutte le nostre
famiglie. Realizzai quindi che era necessario informare subito Elena
dell’accaduto per evitare inutili allarmismi in famiglia e nella
parentela.
Giunto al
pronto soccorso mi furono prestate le prime cure ed udii che gli
addetti telefonavano ai reparti di ortopedia degli ospedali di
Conegliano e di Treviso per un trasferimento. Mentre attendevo
l’esito dei colloqui, pregai un infermiere di passarmi una
telefonata al numero di casa. Facendomi forza e con la voce più
normale e calma che riuscii a trovare, spiegai a Elena
dell’incidente, le indicai il luogo in cui mi trovavo e, per non
farla preoccupare ulteriormente, le raccontai una mezza bugia: «Sai,
i medici dicono che mi sono rotto una gamba!». Non ero a conoscenza,
in quel momento, che i sanitari avevano già informato i dirigenti
del Consorzio B.I.M. Piave, miei datori di lavoro, delle condizioni
fisiche per nulla rassicuranti in cui mi trovavo.
Potrei
descrivere molti altri particolari di quelle ore, ma mi fermo qui.
Dirò solo che fui trasferito a Treviso dove, dopo vari esami
radiografici, alle ore 22 fui ricoverato in ortopedia con la seguente
diagnosi: «Gamba destra: lussazione di anca con frattura di cotile,
frattura della rotula, frattura dei malleoli e della tibiotarsica.
Gamba sinistra: frattura ala iliaca e del femore. Frattura di tibia e
perone».
Con grande
sorpresa e sollievo, trovai Elena al mio capezzale. Era visibilmente
provata dalla lunga attesa ed incertezza di quelle ore vissute con
trepidazione, durante le quali non aveva potuto né vedermi né avere
notizie certe sulle mie effettive condizioni.
Non voglio
nemmeno tentare di descrivere le sofferenze patite, è troppo
doloroso rivangare quei giorni. Dirò solo che proprio grazie e
soprattutto all’aiuto ed al sostegno di mia moglie, alla vicinanza
dei miei figli come pure all’affetto dei miei parenti ed amici,
riuscii a reagire e superare un simile frangente.
Un giorno,
scherzando con un infermiere, gli dissi di come mi sarebbe piaciuto
possedere i suoi soldi. Lui, di rimando, mi rifilò secca questa
risposta: «Ed io vorrei avere i tuoi figli!». Rimasi sconcertato,
ma quel letto d’ospedale servì a farmi ulteriormente capire la
grandezza e l’importanza di avere accanto una famiglia e dei figli.
Provai un grande dispiacere per quella persona che aveva un grande
desiderio di paternità ed il cui sogno non si avverava, e gli chiesi
di cuore perdono per l’infelice battuta.
Subii tre
interventi con fissaggio di protesi e cinque trasfusioni di sangue.
Dopo un mese di degenza fui dimesso in attesa di essere avviato alla
riabilitazione, non appena fosse trascorso un adeguato periodo post
operatorio.
I miei guai,
però, non erano ancora finiti. Passai una quindicina di giorni nella
mia casa, circondato dall’affetto di Elena, dei figli e di tanti
familiari, amici e conoscenti. Pur nella sofferenza, cominciavo
lentamente a rivivere. Un giorno, però, notai uno strano sguardo di
apprensione in mia moglie. Elena, poi, insistette affinché chiedessi
al nostro medico di famiglia di farci visita e mi rassicurò dicendo:
«Così sentiamo anche il suo parere!». Purtroppo la sensazione di
Elena, da me recepita ma non subito compresa, si rivelò esatta. Il
medico, appena mi vide, si ritirò con lei nella stanza attigua per
qualche minuto e, dopo aver confabulato sottovoce, rientrò nella mia
camera con questa “sentenza”: «Illario, hai contratto l’epatite
virale. Probabilmente sarà stato a causa del sangue trasfuso». Per
inciso dirò che l’anno successivo si scoprì come le persone sane
potessero essere portatrici di tale virus e che, dopo qualche anno
ancora, gli studi sui vari tipi di epatite furono ulteriormente
approfonditi.
Fui
immediatamente trasferito all’Ospedale di Soligo, in isolamento,
per quaranta giorni. Nel frattempo tutti i miei familiari subirono
dei controlli per accertare che non fossero stati contagiati.
Per quindici
giorni soffrii di nausee ed inappetenza, ma soprattutto mi struggevo
per l’isolamento. Il divieto era totale, nessuna concessione,
nemmeno per mia moglie ed i miei figli. Era la cosa più difficile da
sopportare, più della malattia stessa. Ero a letto, non mi potevo
alzare, mi radevo elettricamente senza potermi specchiare ed usando
il tatto. In questo fu sicuramente complice Elena: lei non voleva
che, osservando il mio viso completamente giallo, proprio come un
limone, mi spaventassi. Grazie alla bravura dei medici ed alla mia
caparbietà riuscii a superare la fase critica e cominciai la lenta
risalita. Trascorsa la quarantena fui dimesso e rientrai a casa per
essere poi nuovamente ricoverato alla fine di ottobre presso
l’Ospedale di Treviso per un periodo cure fisioterapiche ai fini
della riabilitazione.
Su ordine
dei sanitari e per dare modo alle mie ossa di calcificarsi, passai
oltre novanta giorni sempre a letto. Dopo tutto questo tempo fui
autorizzato ad alzarmi aiutandomi con le stampelle e dando il peso
del corpo sul solo piede sinistro. Particolare significativo è che
il mio peso corporeo era diminuito di 20 kg. Ma ciò non contribuiva
a ridurre la fatica ed il dolore che dovevo sostenere con gli
esercizi di riabilitazione. In particolare il piegamento del
ginocchio destro, al quale era stata asportata mezza rotula, mi
provocava inevitabilmente gemiti ed urla.
Fui dimesso
ai primi di novembre, ma solo tre giorni prima di Natale ebbi
l’autorizzazione di camminare con ambedue le gambe. Ricordo che
occorse qualche giorno per riabituarmi a muovere correttamente
entrambi i piedi: la lunga inattività mi aveva fatto dimenticare
l’uso degli arti inferiori! Si avverava così, in modo
assolutamente preciso e puntuale, la previsione del medico del pronto
soccorso il giorno del mio ricovero.
Durò poi
meno di una settimana, a metà febbraio, la degenza per estrarre le
viti di sintesi occorse per la sistemazione della caviglia.
Fu in quel
giorno, mentre aspettavo di essere dimesso, l’aiuto primario mi
chiamò e presentandomi ad un paziente, (Così vengono chiamati i
ricoverati in ospedale), mi invitò a raccontare la mia storia di
pluricofratturato. Vede mi disse: questo signore le manca la fiducia
ma anche la pazienza per guarire. Quando avrà finito di parlarle
raccontandole la sua odissea una certa dose di ottimismo le avrà
certamente infuso.
Il primo
aprile del 1979 il medico di famiglia dott. Tormena, mi propose, di
rientrare al lavoro. Non ero ancora del tutto ristabilito, ma in
attesa della completa guarigione ed in accordo con la ditta, avrei
potuto svolgere temporaneamente una mansione diversa e più consona
alle mie condizioni fisiche. Accettai di buon grado nella speranza
che anche questo passo avrebbe contribuito al completo recupero. In
effetti, da tempo avevo imparato ad aiutarmi da solo facendo tesoro
delle insegnamenti del Primario di ortopedia.
Dopo
l’ultima visita di controllo mi aveva elencato una serie di
consigli raccomandandomi di non dimenticarne nessuno: cercare di non
aumentare di peso; ginnastica e sport da eseguire a scarico, come
cyclette e nuoto; camminare il meno possibile; non sollevare pesi;
cicli di cure termali. Nel congedarmi aveva pure aggiunto: «E se ha
delle simpatie per qualche Santo, gli porti pure un grosso cero!
Vede, non è facile guarire così bene da una serie di fratture tanto
varie!».
Fui
ricoverato altri dieci giorni a Treviso, per l’ultima volta, nel
mese di ottobre 1980 per l’asportazione delle protesi del femore e
della tibia. Mi occorsero più di trenta giorni per guarire
completamente.
Ripercorrendo
questo doloroso episodio della mia vita, mi rendo conto che non è
per nulla piacevole leggere il racconto della mia lunga odissea.
Spero però che possa servire a tutti, me compreso, per non
dimenticare mai che bisogna sempre mantenere tanta fiducia nella vita
e nel prossimo, anche nei momenti più difficili.
Concludo
ricordando infine che, nel settembre 1981, eseguii anche l’ultimo
suggerimento del Primario. Mi recai in pellegrinaggio a Lourdes per
ringraziare doverosamente la Madonna di avermi salvato dal brutto
incidente e restituito alla famiglia nel pieno delle mie facoltà
fisiche. Sicuramente deve aver gradito le mie preghiere se, dopo ben
trentadue anni, mi è ancora concessa la possibilità di scrivere
questi ricordi.
Illario
Zabotti
Pieve di
Soligo, maggio 2010
Cari amici è doloroso questo racconto ma mi
sentivo il dovere di raccontarvelo interamente.
Un abbraccio a tutti/e
Una storia molto toccante, auguro al Sig Illario una vita serena.
RispondiEliminaCara Simona, io ancora non ho potuto stringere la mano a questo nuovo amico,spero che quest'anno lo possa incontrare per conoscerlo di persona.
EliminaBuon fine settimana cara amica.
Tomaso
CIAO TOMASO, QUESTA STORIA E' MOLTO TRISTE, MI DISPIACE MOLTO PER IL SIGNOR iLLARIO, E' STATO SFORUNATO NELLA SVENTURA, NONOSTANTE TUTTO CQUE HA SAPUTO RISCATTARSI IN QUALCHE MODO, TROVANDO QUALCOSA CHE LO FACESSE SENTIRE UTILE, IMPEGNATO, GLI FACCIO I MIEI MIGLIORI AUGURI PER TUTTO, GRAZIE A TE CHE HAI MESSO QUESTA DOLOROSA REALTA', SERVE PER RIFLETTERE,TANTE VOLTE NON CI ACCORGIAMO DI QUANTO SIAMO FORTUNATI, CIAO A PRESTO ROSA...BUON WEEK END A TUTTI...
RispondiEliminaGrazie cara Rosa, della tua chiara e bella risposta, Illario sta cercando di provare se riesce mettere un commento per ringraziare tutti!!! Lui è alle prime armi con il PC, e non è facile fare tutto. Buon fine settimana, a te.
EliminaTomaso
CIAO TOMASO CI RIUSCIRA' VEDRAI NE SONO CERTA, SE PENSO A COM' ERO IO ALLE PRIME ARMI AHAHH, CI SIAM PASSATI TUTTI, CIAO GRAZIE A TE A PRESTO ROSA.))
EliminaCaro Rosa, di fatti hai notato! il suo commento è arrivato!
EliminaCiao e buona domenica.
Tomaso
Piacere di conoscerla Sig. Illario.
RispondiEliminaUNa storia molto commovente e sono felice che oggi la Sua grinta sia da stimolo a tutti noi a non abbandonare mai la voglia di vivere.
ciaooo a tutti
Grazie Carla del tuo commento, spero che Illario riesca a trovare il modo di commentare per ringraziare tutti voi.
EliminaBuon fine settimana cara amica.
Tomaso
Una storia vissuta molto toccante ma piena di vita!!!
RispondiEliminaBuon fine settimana da Beatris
Ciao Tomaso, hai assolutamente ragione, questa è una storia che merita di essere letta fino in fondo; complimenti al signor Ilario per la forza con cui ha affrontato questa difficile tappa della sua vita e complimenti anche per il modo garbato in cui è riuscito a raccontarla!
RispondiEliminaBuon fine settimana a voi!
Cara Sciarada spero che quando pubblicherò qualche suo racconto passerai per leggerlo. Lui ha veramente un talento come sa raccontare la storia del passato. Buon fine settimana.
EliminaTomaso
complimenti al signor Illario per la perseveranza e l'ottimismo che ha vuto dal primo all'ultimo giorno.
RispondiEliminaBuon fine settimana Tomaso
Cara Lucia, mi fa molto piacere di vedere anche anche tu ci sia su questa storia del racconto di Illario.
EliminaUn uomo che è da ammirare pienamente.
Buon fine settimana cara amica.
Tomaso
una bella testimonianza di vita hai fatto molto bene a pubblicarlo
RispondiEliminaCaro Carmine, sono questi racconti che ci fanno capire molte cose!!! E valorizzare molto di più la vita.
EliminaCiao e grazie di esserci, anche qui.
Tomaso
Ho letto tutto d'un fiato e con grande partecipazione il lungo racconto del tuo amico Illario, che con le sue parole ci ha dato una dimostrazione di coraggio, determinazione e amore per la vita.
RispondiEliminaUn abbraccio per te e per lui.
Cara Krilù spero che Illario mi mandi dei suoi racconti per farli vedere a tutti voi.
EliminaCome avrai notato il coraggio di reagire di fronte ad un simile incidente, noi dobbiamo imparare molto del suo esempio.
Buon fine settimana cara amica.
Tomaso
Grande forza interiore nel racconto del sig., Illario.
RispondiEliminaSereno week end.
Cara Cavaliere, è qualcosa veramente straordinaria, credo che tutti noi si dovrebbe prendere esempio! per valutare meglio la vita.
EliminaBuona domenica caro amico.
Tomaso
Un caro abbraccio!
RispondiEliminaBuona domenica Tomaso.
Miky
Cara Miky grazie infinita della tua presenza, un abbraccio forte.
EliminaTomaso
Caro Tomaso, molto toccante il racconto che ho letto con piacere. Nell'augurarti una felice domenica, mando un saluto al tuo amico Illario che ha una "l" in più....bè poco male...anche tu hai una "m" in meno ....o sbaglio?
RispondiElimina:)
:)
un abbraccio Rita
Cara Rita, mi piace che hai fatto questa osservazione!!! sono errori dell'impiegato del comune che sbaglia a scrivere ciò che le ai dettato, questo è successo anche a me.
EliminaComunque importante sapere, poi il resto va tutto bene. Buona domenica.
Tomaso
Finalmente riesco a mettermi in contatto con voi amici di Tomaso ed ora anche miei.Vi ringrazio per i vostri complimenti su questo post che Tomaso mi ha gentilmente pubblicato.
RispondiEliminaAlla prossima volta vedrò di non tediarvi con racconti cosi tristi.Vi auguro un buon fine settimana.
Illario
Caro Illario, lo0 sentivo che sareste riuscito. Come già hai visto l'amica fiore se ne già accorta.
EliminaOra caro amico debbo lasciarti questa sera l'associazione trevisani nel mondo di Zurigo fa la serata del baccalà.
Ciao e a presti rileggerti caro amico.
Tomaso
Caro Tomaso e Ilario che dire? ognuno ha la sua croce e penso che la famiglia cosi come un carattere forte, fiducioso e con fede sicuramente aiuti nella guarigione o nel superare le avversità....auguro lunga vita ad entrambi poichè avete una mente giovane che vi mantiene tali, non conta l'età, vi sono persone + giovani ma già vecchie perchè non hanno i vs interessi , complimenti davvero di cuore!
RispondiEliminaCara Fiore come hai notato, Illario è riuscita a fare un commento per ringraziare tutti che avete letto il sio racconto... Ne seguiranno altri con il tempo sicuramente non così tristi.
EliminaBuona domenica cara amica.
Tomaso
Un racconto di forza e coraggio, a dir poco meraviglioso.
RispondiEliminaIllario, continua ad essere come sei... una persona fantastica.
Un abbraccio per Te e il carissimo Amico, Tomaso.
Mary
Come vedi cara Mary ne valeva la pena di leggere tutto di questo coraggioso!!! che è rimasto giovane nel cuore.
EliminaCiao e buona domenica cara amica.
Tomaso
Quante prove tormentose! Ma impressionano anche - se mi é permesso dirlo - il coraggio e il tenace impegno, dimostrati inoltre in altri casi della vita e in altri campi sociali dal tuo amico!
RispondiEliminaSi caro Adriano Illario a dimostrato un coraggio e una volontà non comune.
EliminaPer questo è un esempio da ammirare.
Buona domenica caro amico.
Tomaso
Ciao Tomaso sono stato bravo a far fare a Illario il suo primo commento quando la fatto ero li con lui, del suo incidente ne avevo sentito parlare come succede ni piccoli centri
RispondiEliminama di tutti questi problemi non ne sapevo niente io lo ricordavo come l'avevo conosciuto sempre in ospedale dove io ero li da te mporicovereto e lui era entrato in ospedale per due tre giorni non ricordo più bene per cosa, poi non lo più visto fino all'anno scorso dove lo incontrato alle terme ad abano
dopo cinquatacinque anni buona serata
un abbraccio
Tiziano.
Caro Tiziano, come vedi come è strano il destino... Incontrare uno che hai conosciuto quando eri ragazzo.
EliminaDevo essere sincero Illario mi è rimasto nel cuore per tutto quello che ha passato
mi piace perché solo così si può vivere e dire che la vita è bella!!!
Buona domenica, se puoi chiama.
Tomaso
Ho letto tutto d'un fiato la storia di Illario con il quale mi complimento per la forza,il coraggio e la capacità di raccontare le sue disavventure.Ad Illario auguro di vivere serenamente con la sua adorata famiglia.Grazie della visita Tomaso e buon fine settimana a te e a Illario.Bacioni ad entrambi.5 anni fa ho rotto il femore,quindi capisco.OLGA
RispondiEliminaCara Olga, vedi tutti noi siamo legati a qualcosa che ognuno di noi ha dentro di se, sono poterlo raccontare ti senti più coraggioso e puoi affrontare molte cose senza accorgerti.Buona domenica, amica.
EliminaTomaso
Cara Mirta sei sempre sorprendente con i tuoi disegni magnifici... Grazie...
RispondiEliminaBuona domenica cara amica.
Tomaso
Ancora un interessante brano di vita vissuta.
RispondiEliminaCaro Tomaso,fa' i miei complimenti al tuo amico Ilario, che si è rivelato un bravo narratore.
Caro Guardiano, mi ha anche me stupito per il suo coraggio e la sua tenacia.
EliminaGli e lo faro sapere che i complimenti glie li facciamo in due.
Ciao e ti lascio la buona notte.
Tomaso
Una storia dolorosa e pesante, ma fortunatamente finita bene, quanto è importante l'affetto della famiglia e quanto aiuta nel superare il male.
RispondiEliminaComplimenti a questo nuovo amico, perchè non gli proponi si aprirsi un blog?
Buona domenica
Cara Adriana, certe volte, quando il destino si accanisce su di te, non tutti hanno una ferrea volontà di non arrendersi e combattere fino alla fine.
EliminaIl caso dell'amico Illario lo ha dimostrato, certo che é veramente da ammirare!!!
Buona domenica cara amica.
Tomaso
Incredibile odissea finita fortunatamente bene con una forza di volontà incredibile e con l'aiuto del Signore, ciao Tomaso e fai gli auguri a Illario, buona domenica, Angelo.
RispondiEliminaCaro Angelo,
EliminaPenso che Illario, ci abbia dato un esempio a tutti noi,
Che non bisogna mai arrendersi, dopo la grande sfortuna Dio le ha dato quella forza necessaria per superare ogni grande difficoltà. Ti lascio una buona donenica, amico.
Tomaso
Esperienza difficile e dolorosa, ma con un finale decisamente molto meglio di tutto l'accaduto.
RispondiEliminaCara Ambra, sono orgoglioso di aver conosciuto questo uomo straordinario, che il destino me la ha fatto amico.
EliminaSicuramente verranno altri racconti scritti da lui, ma sicuramente non cosí tristi.
Buona domenica cara amica.
Tomaso
Caro Tomaso sono Illario, non mi stanco mai di leggere i complimenti avuti da tutti i nostri amici. Ti ringrazio ancora.devo però rimediare ad un racconto così triste, ti manderò due elaborati un pò più leggeri. Vedi di pubblicarli senza fretta, quando lo riterrai opportuno. Non voglio assolutamente offuscare la tua bravura e simpatia in casa tua. Illario
RispondiEliminaCaro Illario, non preoccuparti, ho già avuto i tuoi 2 racconti e conservo pure quello del maiale. Vedrai che piano piano verranno pubblicati. Penso di non fare uno dopo l'altro dei tuoi racconti, ma mettere intervallato da miei altri racconti del presente.
EliminaSono felice nel sentire che ti piace vedere quanta gente ti apprezza pe le tue non comuni capacità.
Buon pomeriggio caro amico.
Tomaso
Voglio fare i miei complimenti al tuo amico Illario per la fluidità con cui è riuscito a raccontare parte della sua storia. E con quale lucidità ricorda certi particolari! Io pure ho avuto un brutto incidente anni fa (anch'esso senza gravi conseguenze) ma non potrei scrivere che tre righe in merito perchè ricordo poco o nulla. Non è da tutti essere capaci di conservare vividi i ricordi e farli rivivere ai lettori attraverso uno scritto. Complimenti ad Illario e grazie a te per aver postato il suo racconto. Un abbraccio
RispondiEliminaCara Eliany, sono d'accordo con te, il mio amico Illario, ha qualcosa di speciale, una memoria di ogni cosa che lui ha vissuto, sia il bene che il male,
Eliminai complimenti gli arrivano da tutti,e sicuramente li merita!!! con il tempo lui mi passerà dei racconti che lui a scritto, e io con piacere ogni tanto ne pubblicherò uno, e spero che tutti lo gradirete. buone serata cara amica, ti lascio con un abbraccio forte.
Tomaso
º° ✿彡
RispondiEliminaOlá, amigo!
Momentos difíceis mas cheio de fé e amparo da família.
Esse relato é um exemplo do quanto damos valor a pequeninas dificuldades passageiras.
Bom domingo! Boa semana!
Beijinhos do Brasil
✿ °•.¸
¸.•°♡⊱彡
Cara Amica, questo racconto ci fa capire, la tenacia di Illario che non si è mai arreso, al suo brutto destino, costruendosi lentamente un nuovo avvenire.
EliminaUn caro saluto al Brasile.
Tomaso
Ciao Tomaso
RispondiEliminaRacconto molto molto toccante ..! Un caro saluto a te e Illario caro Tomaso !!! Buona serata da Maria
Cara Maria, Illario ci ha molto insegnato
Eliminadi come si affrontano certe situazioni.
Certo che a avuto una ferrea volontà!
Ha reagito alla sua sventura.
Buona settimana cara amica.
Tomaso
Una storia davvero intensa e triste...
RispondiEliminaTi abbraccio, Tomaso!
Ire
Cara Irene, grazie di esserci, su questa veramente interessante racconto.
EliminaIllario ci a insegnato tante cose.
Ciao e buona settimana cara amica.
Tomaso
Attraverso il tuo blog hai dato voce ad una storia molto emozionante, carissimo Tomaso.
RispondiEliminaGrazie di averla condivisa con noi.
Buonanotte!
Cara Maris, grazie di aver partecipato, in questo post, é stata una vera emozione, leggere il racconto dell'amico
EliminaIllario. Ci a dato una esperienza di un coraggio non comune. Buona notte cara amica.
Tomaso
Molto toccante - ben scritto, bravo Tomaso. ciao
RispondiEliminaCaro Fernando, Illario ci ha dimostrato, che bisogna saper affrontare ogni situazione. Sono molto felice di essergli amico. Buona settimana.
EliminaTomaso
Grande testimonianza di una persona coraggiosa e combattiva.
RispondiEliminaE' stato emozionante leggere la triste vicenda del tuo amico che non si è mai arreso e questo serve da lezione a tutti noi che ci lamentiamo per poco.
Abbraccio, Tomaso
Cara Gianna, Illario ci ha dato una lezione di coraggio. Io sono orgoglioso do essergli amico.
EliminaCara amica ho sentito che anche a Torino avete la neve, lo sai che qui tutte le notti ne viene immancabilmente 4-5 centimetri così fa crescere la vecchia neve. Buona settimana cara amica.
Tomaso
Buongiorno! Wow che post! Grazie della visita! Buon fine settimana!
RispondiEliminaCara Shane, sono io che ringrazio te, vederti partecipa a questo bel racconto dell'amico Illario.
EliminaBuona settimana a te, con un abbraccio.
Tomaso
Una testimonianza degna di lode un abbraccio ad entrambi e buona settimana.
RispondiEliminaEdvige
Cara Edvige, credo che Illario abbia dato esempio di come si affrontano, i problemi cosí gravi, sono orgogliose di essergli amico.
EliminaGrazie di esserci in questo interessante racconto.
Buona settimana anche a te cara amica.
Tomaso
che dire? un tripudio alla vita! è una bella fortuna avere un amico così, sai?
RispondiEliminaciao, Tomaso, buona settimana
Cara Giglio, da Illario, credo che dobbiamo imparare molto, lui ci da la forza che non bisogna mai arrenderci alle avversità! Sicuramente è un personaggio che ha avuto molto coraggio..e tutti dobbiamo ringraziarlo della grande lezione che ci a dato.
EliminaBuona serata cara amica.
Tomaso
* Grazie per aver condiviso con noi la triste odissea del tuo coraggiosissimo amico a cui porgo in un grande abbraccio tutti i miei più sentiti complimenti... certamente solo una grande carica di Fede può averlo aiutato a superare tutto ciò.
RispondiElimina* In merito al commento che hai lasciato al mio post ti assicuro che la notizia mi ha lasciato decisamente di stucco e non riesco ancora a farmene una ragione anche se, ne sono convinta, è stata una decisione molto ponderata e sofferta!
Un abbraccio
nonnAnna
Cara Anna, Illario ci ha dimostrato un coraggio non comune, ha affrontato con fede e rassegnazione il suo incidente, non avendo mai perso la speranza!!!
EliminaSicuramente una fede profonda lo a aiutato, e per questo dopo il calvario è stato un po premiato.
Parlando del mio commento, pure io ancora ora non mi rendo conto!!!
Sicuramente noi non capiremo mai la vera ragione, sapendo che solo un Papa eletto non a accettato, lui sarebbe il secondo caso nella storia.
Ciao e buona giornata cara amica.
Tomaso
Che storia incredibile. Per fortuna le cose si sono sistemate.
RispondiEliminaUn bacione
Cara Kylie, come vedi impariamo tante cose, qui Illario ci ha dato una prova, che non bisogna mai arrendersi...
EliminaBuona giornata cara amica.
Tomaso
Un odissea vera e propria, ma combattuta con grande forza, determinazione e coraggio!
RispondiEliminaUn abbraccione ad entrambi.
Cinzia
Cara Cinzia, Illario è proprio da ammirare, e prendere come esempio.
EliminaCiao e buona giornata, ancora neve.
Tomaso
Una persona veramente forte il signor Illario, la sua testimonianza ci fa capire la sua grande sofferenza e la grande volontà di superare questo suo calvario.
RispondiEliminaGli auguro tutto il bene possibile, e grazie per essersi raccontato a noi, è una persona davvero ammirevole.
Un caro saluto
Cara Betty, lo ho conosciuto quest'anno e sono rimasto sbalordito dalla sua grande volontà! Con un umorismo incredibile.
EliminaCiao e buona domenica cara amica.
Tomaso