Buon giorno amici e amiche, credo sia ora che continui con il racconto che ho incominciato.
TERZO CAPITOLO
Passarono pochi giorni, la Germania reagì con fermezza verso l’Italia considerando un tradimento, incominciarono la persecuzione giovani arrestati e internati in Germania nei
Campi di concentra-mento, tanti si sono rifugiati nelle montagne, mia sorella maggiore aveva il fidanzato militare in Albania, si pensava che forse non sarebbe mai più ritornato, si sa, ma si spera sempre.
I partigiani incomincia-vano ad organizzar-si, ci fu una grande confusione,
Quelli che pensavano che i fascisti avessero ragione altri del parere diverso, la paura regnava
In ognuno di noi, io ancora ragazzo mi chiedevo quando finirà questa tragedia.
Passarono circa tre mesi, un giorno venne una sorella del fidanzato di mia sorella, ci portò,
Una bella notizia, il fidanzato riuscii a piedi dall’Albania camminando sempre di notte, attraversando Iugoslavia era arrivato, però ci avvisò che doveva rimanere segreto perché era molto pericoloso i tedeschi, l’avrebbero subito arrestato come disertore.
Vicino alla nostra casa abitava una famiglia , era rimpatriata dalla Francia, loro possedevano un radio con la quale ascoltavano radio Londra, una sera mentre questa famiglia ascoltava la radio in compagnia di parecchi giovani, arrivarono 2 camion pieni di soldati tedeschi,
Di sicuro qualcuno li aveva avvisati, il seguito e stato mostruoso furono tutti portati via,
Per qualche giorno non abbiamo sentito niente, poi arrivò la tragedia, il padrone di quella casa fu portato davanti alla porta e fucilato sul posto, il suo corpo rimase li per due giorni,
Sopra di lui un cartello che diceva “tutti i traditori finiranno cosi“.
La domenica dopo quando la gente usciva dalla chiesa un drappello di soldati fermò
Tutti nella piazza, tutti dovettero assistere a tre condanne di tre di quelli presi che ascoltavano
Radio Londra, mi ricordo che quei tre sono rimasti dopo essere fucilati legati a due alberi,
in piazza per altri due giorni, tutto questo era l’inizio del nostro terrore.
Una settima dopo la famiglia vicino noi fu lasciata libera, la moglie e due ragazzi della mia età, non passò che un paio di settimane che i simpatizzanti di Mussolini sostenuti dalla Germania formarono un nuovo governo con lo stato Italiano, una Repubblica, così detta ( Repubblica di Salò ) una circolare specificava che tutti i giovani erano invitati a presentarsi subito per formare un nuovo esercito, la cosa divenne molto complicata pochi giovani hanno
Scelto di arruolarsi, la maggior parte scelse di darsi alla macchia nascondendo-si nelle montagne vicine, altri fondarono le prime compagnie dei partigiani, tutti coloro che non erano riusciti a raggiungere le loro famiglie perché erano del sud si sono fermati da noi organizzando
Le prime resistenze, male armati ma sempre pronti al sacrificio, nei giorni che seguirono molti furono presi e internati in Germania nei campi di concentra-mento. Passarono dei mesi molto difficili i rastrella-menti fatti dai tedeschi assieme ai nuovi soldati della Repubblica di Salò prendevano dei giovani i quali non avevano fatto ha tempo di nascondersi, coloro che cercavano di scappare non avevano scampo, parecchi vennero uccisi.
All’inizio del 1944 arrivò in paese una compagnia di saldati del nuovo esercito Italiano,
Vennero sistemati in un grande palazzo sequestrato dai tedeschi,
questi militari facevano parte di
Un reggimento chiamato la ( Decima Mas ) al primo momento questi giovani sembravano che non fossero diciamo cattivi ma ben presto il paesi si accorse che non era cosi, erano tutti ambiziosi con molto odio verso il popolo, gli abitanti odiava i tedeschi e a loro non gli andava bene, iniziò così una difficile convivenza.
Febbraio 1944, arrivò una compagnia di militari tedeschi, quasi tutti abbastanza
Anziani, era venuta per organizzare dei lavori di fortificazioni lungo il fiume Piave, mio padre
Mi guardò e disse, la cosa si ripete qui ho combattuto nella prima guerra mondiale, ora si preparano perla seconda, il suo sguardo era molto preoccupato, dal comune ci venne comunicato che tutti coloro che erano capaci di lavorare alle dipendenze dei tedeschi avrebbero guadagnato, per gli uomini 50 lire al giorno e per le donne 30 lire al giorno,
Molti hanno approfittato molti anche giovani ragazzi erano pagati come le donne, il suo compito era portare acqua per dare da bere ai lavoratori.
2 mesi dopo iniziarono i lavori lungo la sponda del Piave scavarono dei fossati come cammina-menti con dei punti molto più larghi, credo fossero dove avrebbero piazzato armi più
Pesanti, il lavoro delle donne consisteva con delle rami di alberi sottili rivestivano le pareti per evitare che franassero, gli uomini poi scavarono dei grandi buchi penso servissero per bloccare eventuali attacchi di carri armati, i lunghi cammina-menti portavano anche nei grandi buncher molto profondi e ai fianchi mettevano dei grossi tronchi di alberi tutti i boschi circostanti erano stati tagliati , in buncher sopra venivano diversi strati di tronchi di alberi,
Tutto faceva prevenire che li avrebbero cercato di fermare gli alleati che piano piano
Avanzavano da sud verso il nord.
A dire il vero, i piccoli guadagni dei
lavori, descritti nel precedente
capitolo, avevano un po’ migliorato
le condizioni del paese ed io intanto
continuavo a fare il garzone nel
panificio. Finito il lavoro verso le
undici, aspettavo il pomeriggio e
andavo a guadagnare qualche dieci
lire portando da bere agli operai.
I mesi passarono sempre con una
certa tensione nell’aria e la speranza
che arrivassero gli alleati da un
momento all’altro. Purtroppo erano
ancora lontani ed i partigiani,
nascosti di giorno in montagna, la notte facevano delle ricognizioni per
procurarsi dei viveri, scontrandosi a
volte con i tedeschi. Se qualche
partigiano veniva catturato, noi
eravamo costretti a guardare le cose
disumane che quei carnefici
mettevano in scena.
Quando si trattava di un tedesco
ucciso, allora, la casa nella quale si
erano asserragliati i partigiani per
difendersi, veniva incendiata dai
tedeschi e chi provava a spegnere il
fuoco veniva arrestato e portato via.
Nel settembre 1944, un episodio mi
coinvolse direttamente. Stavo
andando a lavorare in bicicletta in
una notte di luna piena e, mentre stavo percorrendo una strada
affiancata da alberi, la luce della
luna creava strane ombre sulla
strada, a un certo punto mi accorsi
che quelle ombre si muovevano.
Erano dei partigiani che
camminavano in fila indiana ed uno
di questi, probabilmente il
comandante, si piazzò in mezzo alla
strada e mi fece segno di fermarmi.
Mi parlò con un accento non locale e
capii subito che si trattava di uno dei
soldati che non avevano potuto
raggiungere la famiglia al sud. Mi
chiese dove andassi a quell’ora e
sembrava molto informato su quello
che io facevo ed aggiunse
educatamente che sapeva che su
questa strada passavano delle auto
tedesche, quindi io dovevo dirgli
tutto quello che conoscevo. Tentai di
dire che non sapevo niente, ma non
mi credettero e quindi, con un tono
un po’ più severo, mi avvertirono
che, se non avessi parlato, mi
avrebbero portato con loro in
montagna. Mi spaventai, pensando
soprattutto alla mia famiglia, e
quindi spifferai tutto quello che
sapevo. Effettivamente, tutti i giorni,
transitava di lì una grande vettura
con degli alti ufficiali tedeschi che,
da un Comando situato in Friuli,
veniva a controllare le fortificazioni
sul Piave. La vedevo passare tutti i
giorni, sempre alla stessa ora,
sollevando un gran polverone, visto
che la strada non era asfaltata. I
partigiani, dopo avermi ascoltato, si
dileguarono in fretta ed io raccontai
tutto al mio datore di lavoro, ma,
entrambi, sottovalutammo quanto
stava per accadere.
Terminato il mio lavoro, come ogni
giorno, stavo tornando a casa in
bicicletta, quasi dimentico di quello
che era successo nella notte. La
solita auto mi sorpassò e quando fu a
circa cento metri da me sentii degli
spari a raffica e scoppi di bombe a
mano, praticamente nello stesso posto dove avevo incontrato i
partigiani i quali si erano nascosti
nel campo di grano, già piuttosto alto
in quella stagione, aspettando il
passaggio della vettura. La
confusione fu enorme, ma la
macchina, accelerando al massimo,
scomparve alla vista. Io arrivai a
casa con il cuore in gola e raccontai
tutto a mia madre che mi spinse a
tornare dal padrone del panificio e
scongiurarlo di non dire ad alcuno di
quello che gli avevo riferito.
Ritornando verso casa trovai già, sul
luogo dell’attentato, parecchi camion
carichi di soldati tedeschi e passai,
sempre con la bicicletta, con il cuore
che mi scoppiava dalla paura.
Arrivato a casa, seppi che un alto
ufficiale era stato gravemente ferito
e quindi furono presi venti ostaggi
tra gli abitanti del mio paese e dei
paesi vicini che furono portati via.
Fu per la mia famiglia l’inizio di un
incubo perché, se i tedeschi avessero
saputo del mio contatto con i
partigiani, tutti noi ne avremmo
subito le conseguenze. Io, per
parecchie notti, non riuscii a dormire
prendendo il sonno solo per qualche
ora, sonno che però era popolato da
incubi, in cui vedevo la mia casa che
bruciava, mio padre e mia madre
portati via, le mie sorelle che
piangevano disperate. Furono i
giorni più lunghi della mia vita.
Per fortuna l’ufficiale ferito si
riprese e non morì, nessuno seppe
mai del mio incontro con i partigiani
e, solo finita la guerra, dissi a
qualcuno in paese cosa era successo.
Alla radio si sentiva che gli alleati
stavano trovando forti resistenze in
diversi punti, a Monte Cassino e in
tante altre località del centro Italia.
Le grandi fortezze volanti americane
passavano sopra la nostra testa ed
andavano a bombardare le città della
Germania. Era tutto un susseguirsi di
notizie contraddittorie e quindi non
si poteva sapere se fossero vere.
Passò anche il 1944 e, all’inizio del
1945, eravamo tutti in ansia con
l’unica speranza, che arrivassero al
più presto gli alleati.
Alle volte capitava di vedere nel
cielo due aerei, uno americano ed
uno tedesco che si attaccavano. Le
acrobazie erano spettacolari e le
raffiche delle mitragliatrici si
sentivano chiaramente. Poi, a un
tratto, i due aerei si allontanavano,
uno da una parte ed uno dall’altra.
Non se ne sapeva la ragione, forse
perché finivano le munizioni oppure
perché la benzina rimasta nel
serbatoio permetteva appena il
rientro alla base.
Il tempo passò sempre attendendo ed
io continuavo l’attività nel panificio,
nonostante l’episodio accaduto; ogni
notte, mi recavo al lavoro e per
strada vedevo sempre più aerei da
caccia americani che volavano a
bassa quota, per poter mitragliare i
nemici. Prendevano di mira anche i
carri agricoli perché temevano che si
trattasse di qualche trucco dei
tedeschi che effettivamente
camuffavano tutto per passare
inosservati. Si sentiva nell’aria che
qualcosa stava cambiando e tutte le
notti i partigiani scendevano dalle
montagne ed attaccavano i paesi
dove erano insediati i soldati tedeschi, che ormai non si sentivano
più tanto sicuri.
Anche noi non
provavamo più la consueta paura e
venne finalmente il giorno in cui
arrivarono gli alleati con dei carri
armati che nelle strade non asfaltate,
oltre al polverone, facevano anche
un assordante rumore. Si piazzarono
di fronte ai fabbricati delle scuole e
dei palazzi comunali, dove si erano
asserragliati i tedeschi che erano
riusciti a resistere agli attacchi
notturni dei partigiani, ma di fronte
allo spiegamento di forze alleate,
cominciarono ad aprirsi le finestre e
si vide apparire qualche bandiera
bianca. In precedenza erano molto pochi i civili che spiavano dalle
finestre per vedere cosa stesse
succedendo; in un istante le strade e
le piazze si riempirono di gente e le
campane cominciarono a suonare a
distesa. Fu qualcosa di
indescrivibile, in un lampo non ci si
ricordava più di quella paura e del
terrore provati nel passato, tutto era
una festa e mi ricordo ancora le
parole di mio padre: “ Allora il
fronte che avevano preparato, in
definitiva, non era necessario, la
guerra è veramente finita”.
Continua
wow ogni volta più emozionanate questi capitoli.. e io finalmente sto capeno la miadomanda..^^^
RispondiEliminabuongioro Tomao^^
Cara Vane io te lo avevo detto,
RispondiEliminapiù avanti che andrò con il racconto capirai tante antre cose.
Un abbraccio forte,
Tomaso
Caro Tomaso,stai descrivendo la fine della seconda guerra mondiale...il tuo è un testo cheforse non entrerà nei libri di storia "ufficiali",ma senz'altro fa parte di quelli "reali".
RispondiEliminaForza,complimenti e...avanti!
Un forte abbraccio.
Grazie caro Sirio, a dirti il vero ero in dubbio se continuare questa parte e anche la prossima, il perché è che quando scrivo questi ricordo entro in quello che ho vissuto e ne soffro molto, ma nonostante devo farlo.
RispondiEliminaUn caro saluto
Tomaso
Caro Tomaso,ti capisco benissimo perchè il mio professore di Storia quando ci parlava di questo periodo si interrompeva spesso e i lacrimoni scendevano sulle sue gote,al punto tale da dover uscire dall'aula,chiedendoci scusa.
RispondiEliminaIl motivo è proprio perchè anche lui aveva vissuto e sofferto in quel periodo brutto.
Un abbraccio affettuosissimo.
Grazie Stella della tua comprensione, credimi ci sono momenti quando scrivo o ne parlo mi blocco e non riesco più a parlare un nodo alla gola mi blocca, anche se so che tutto è passato.
RispondiEliminaIo ritorno ancora li con i miei incubi.
Con l'aiuto di tutti voi io ce la farò a continuare, il più duro sarà il prossimo poi incomincia il sereno per me, se anche ci saranno delle decisioni più grandi di me.
Un caro saluto con vera simpatia,
Tomaso
Tomaso,mentre leggevo mi venivano i brividi.
RispondiEliminaMa dimmi :perchè i tedeschi non volevano che si sentiva radio Londra?
Ho letto che Hitler accolse l'ex re dell'inghilterra,a Berlino,dopo che questo abdicò.
P.S.Appena leggi questo commento(dato che l'ho scritto in ritardo),fammelo sapere,ci tengo.
Terribile l'episodio della famiglia sterminata perché ascoltava Radio Londra. A Londra il generale De Gaulle, futuro presidente della repubblica francese, organizzava la resistenza contro i tedeschi e lo faceva anche trasmettendo da Radio Londra. Quindi quella famiglia, ascoltando Radio Londra, manifestava di essere contro i tedeschi. Purtroppo il fatto che gli alleati sbarcarono in Sicilia, risalendo poi la penisola, diede modo ai tedeschi di mettere in atto, mentre si ritiravano, delle terribili rappresaglie contro gli italiani. Fu una vera carneficina. sono le pagine più terribili della storia del nostro Paese.
RispondiEliminaCara Rosa, quei due giovani ragazzi erano miei amici, anche ora che sto,scrivendo mi vengono le lacrime agli occhi al solo pensieri, sai quando uno ha vissuto quei momenti non potrà mai dimenticare, è come una ferita che spesso si apre.
RispondiEliminaCiao e buona giornata cara amica con un forte abbraccio e un sorriso:-) questo mi fa bene.
Tomaso