Voglio iniziare con ciò che ricordo
Capitolo I
Sono nato l’otto settembre 1930 da genitori poveri, ma con tanto orgoglio. Mio padre era del 1892 e mia madre del 1898. Io ero il penultimo di cinque figli.
Mio padre era un emigrante e tutti gli anni, in primavera, partiva per cercare lavoro. Andava in Francia, Germania, oppure in qualche località italiana dove era possibile trovarlo.
Quando avevo cinque o sei anni vedevo mio padre che alla fine di febbraio preparava le valige. Mia madre, con le lacrime agli occhi, gli raccomandava di stare attento perché il suo lavoro poteva essere pericoloso. Era manovale, ma si trovava anche in situazioni di rischio quando lavorava nelle gallerie ed esse franavano all’improvviso. Ricordo che quando lo accompagnavo alla corriera lo vedevo mascherare il dolore di dover lasciare la famiglia.
Nella piazza dove sostava la corriera erano in tanti che partivano, tutti con lo stesso problema: la sopravvivenza delle loro famiglie. La nostra era una zona di forte emigrazione, l’ottanta per cento degli uomini emigrava per lavoro stagionale.
La zona di cui parlo si trova ai piedi dei colli dei grandi vigneti del prosecco. Eravamo orgogliosi di chiamare quella località “Quartiere del Piave”. Infatti, dal mio paese natio alle sponde del Piave, ci sono circa tre chilometri. Dal 1915 al 1918 l’area che ho detto fu teatro della prima guerra mondiale. Mio padre ci partecipò come soldato. Lui era un vecchio fante. La nostra vita era piena di stenti, le donne aspettavano quel po’ di denaro che i mariti potevano spedirgli, facendo i lavori più svariati. Questi emigranti erano la spina dorsale dell’economia del paese. I loro lavori erano sempre molto faticosi. Ogni anno puntualmente qualcuno ci rimetteva la pelle e la comunità faceva rimpatriare la salma dello sfortunato emigrante a proprie spese.
La vita continuava sempre onestamente. Ricordo che, quando incominciai la scuola elementare, eravamo tutti contenti. Era l’epoca del fascismo ed entrai a far parte dei “Figli della Lupa”. Ad ogni piccola ricorrenza politica o istituzionale, si indossava un cinturone al ventre a forma di X sul davanti. Al centro, una grande M stava ad indicare Mussolini. Passò del tempo e a nove anni divenni Balilla, cambiando completamente la divisa: camicia nera con copricapo che rappresentava il littorio, tipico stemma del fascismo.
Nel 1940, con l’inizio della seconda guerra mondiale, cominciarono i grandi problemi per l’Italia.
Mio padre era un emigrante e tutti gli anni, in primavera, partiva per cercare lavoro. Andava in Francia, Germania, oppure in qualche località italiana dove era possibile trovarlo.
Quando avevo cinque o sei anni vedevo mio padre che alla fine di febbraio preparava le valige. Mia madre, con le lacrime agli occhi, gli raccomandava di stare attento perché il suo lavoro poteva essere pericoloso. Era manovale, ma si trovava anche in situazioni di rischio quando lavorava nelle gallerie ed esse franavano all’improvviso. Ricordo che quando lo accompagnavo alla corriera lo vedevo mascherare il dolore di dover lasciare la famiglia.
Nella piazza dove sostava la corriera erano in tanti che partivano, tutti con lo stesso problema: la sopravvivenza delle loro famiglie. La nostra era una zona di forte emigrazione, l’ottanta per cento degli uomini emigrava per lavoro stagionale.
La zona di cui parlo si trova ai piedi dei colli dei grandi vigneti del prosecco. Eravamo orgogliosi di chiamare quella località “Quartiere del Piave”. Infatti, dal mio paese natio alle sponde del Piave, ci sono circa tre chilometri. Dal 1915 al 1918 l’area che ho detto fu teatro della prima guerra mondiale. Mio padre ci partecipò come soldato. Lui era un vecchio fante. La nostra vita era piena di stenti, le donne aspettavano quel po’ di denaro che i mariti potevano spedirgli, facendo i lavori più svariati. Questi emigranti erano la spina dorsale dell’economia del paese. I loro lavori erano sempre molto faticosi. Ogni anno puntualmente qualcuno ci rimetteva la pelle e la comunità faceva rimpatriare la salma dello sfortunato emigrante a proprie spese.
La vita continuava sempre onestamente. Ricordo che, quando incominciai la scuola elementare, eravamo tutti contenti. Era l’epoca del fascismo ed entrai a far parte dei “Figli della Lupa”. Ad ogni piccola ricorrenza politica o istituzionale, si indossava un cinturone al ventre a forma di X sul davanti. Al centro, una grande M stava ad indicare Mussolini. Passò del tempo e a nove anni divenni Balilla, cambiando completamente la divisa: camicia nera con copricapo che rappresentava il littorio, tipico stemma del fascismo.
Nel 1940, con l’inizio della seconda guerra mondiale, cominciarono i grandi problemi per l’Italia.
Continua
è un pezzo prezioso questo.. la tua vita... è bello conoscere come sei cresciuto e cosa facevi.. questo è il primo capitolo ed è bellissimo... io ci sarò sempre qui in attesa degli altri capitoli per scoprire ciò che tu nascondevi finora..^^
RispondiEliminati faccio i miei auguriiiii... e IN BOCCA AL LUPO o meglio SUERTEEEE per l'inizio del blog...
Grazie cara Vane il primo commento è stato il tuo sarà forse di buon auspicio! avrai già notato ho fatto qualche peccola modifica.
RispondiEliminaUn forte abbraccio
Tomaso
è stata una giusta e bella modifica ora è ancora più bello questo spazio... ^^
RispondiEliminanotte caro Tomaso^^
Tomaso complimenti...
RispondiEliminaHai cominciato un bel viaggio con tanto da insegnarci.
Persevera persevera,ti seguirò con affetto.
Grazie!
Pensi proprio che posso continuare? oro un pò perplesso ma a pensarci bene non ho nulla da perdere. tutti sapete che le mie capacita nel scrivere sono un po' scarse comunque grazie cara Stella
RispondiEliminaAnche io approvo che tu continui a scrivere, è bello leggere la storia raccontata da chi l'ha vissuta in prima persona...ciao ciao giò
RispondiEliminaNon potete immaginare quanto stimolo mi date sentire che ci siete e che apprezzate quanto provo a ricordare ciò che ho vissuto.
RispondiEliminaPurtroppo ci saranno racconti molto amari, scrivendoli mi riportano a quei momenti di vita molto dura.
Grazie della visita cara farfallina,
tu mi alleggerisci il compito,
Tomaso
ecco tom!
RispondiEliminaqui raconterai a tutto il mondo chi tu sia e l'immenso tesoro che hai nel cuore e che io ho avuto l'onore di vedere dal vivo.
continua così tom continua sei tutti noi! un sorriso,
Luca.
Grazie Luca della tua visita.
RispondiEliminaSe ora mi sento che posso fare tante cose devo dire grazie anche a te.
Un caro saluto carissimo amico,
Tomaso
La tua è una testimonianza preziosa Tomaso,la vita vissuta in prima persona è sempre e comunque un libro aperto della TUA Storia,un testo unico e irripetibile.
RispondiEliminaMi "prenoto " già da adesso a fare parte dei tuoi lettori,dai che vai forte!
Un caro saluto.
Grazie Sirio della tue belle parole che ai espresso sul mio blog che ho voluto provare le vostre visite mi dicono di continuare, ed è quello che farò un caro saluto,
RispondiEliminaTomaso
Grazie per la tua storia!
RispondiEliminaMi sembra di stare ad aprire un romanzo.
RispondiEliminaTi vorrei adottare come nonno,posso osare?
queste prime righe di quelli che sono stati tanti capitoli, e che cercherò di leggere pian piano, sono di una dolcezza infinita...ti abbraccio forte
RispondiEliminasembra ieri che avevi scritto questo post e son passati ormai tre anni,e bello che to ripubblichi di nuovo questi post prima di tutto perchè sono racconti dal vero e chi a quel tempo non ti conosceva ha il modo di apprezzare i tuoi racconti ciao,
RispondiEliminaun forte abbraccio.
Tiziano.
Buon compleanno al tuo interessante blog.
RispondiEliminaAffascinata e commossa mi sento leggendo la tua storia di vita, Tomaso. Racconti in modo semplice, ma le tue parole hanno la carica emozionale del proprio vissuto, trasmetti.
Molto bello questo tuo primo post. Un caldo abbraccio.
Cara Gabriela mi fa piacere sentire che ti è piaciuto il mio primo capitolo della mia vita, spero che troverai il tempo di leggere gli altri 11 capitoli restanti perché credo lo meritino.
RispondiEliminaTomaso
Tre anni fa non ti conoscevo, sono contento di aver letto questo tuo vecchio post che apre una finestra sulla vita di quel periodo.
RispondiEliminaUn abbraccio
enrico
Grazie caro Enrico, credo che ora hai iniziato non puoi fare a meno di leggere gli altri 11 capitoli c é tante cose da vedere come era la vita in quie difficili. Tempi.
RispondiEliminaBuona notte caro amico.
Tomaso
Eccomi al primo, coinvolgente capitolo sulla stira della tua vita, Tomaso. Un viaggio che arricchisce l'anima. Grazie di cuore!
RispondiEliminaMaria Grazia
Un grazie a te cara Maria Grazia, è veramente un piacere vedere una nuova amica, credo che tu ora che hai iniziato con un po di pazienza potrai conoscermi meglio.
EliminaCredo che dovresti scaricarti il mio libro in forma PDF così saprai tutto di me.
Un Grazie infinita e un abbraccio forte.
Tomaso
Ho letto il primo capitolo. E' molto bello il racconto di quei tempi difficili. Mi sembra di sentire mio papà. Anche a lui piace raccontare la sua infanzia, la sua giovinezza, tutto quello che ha realizzato nella vita. E anche se a volte ripete gli stessi racconti, perché la memoria gli fa ormai qualche scherzo, noi figlie e i nipoti non lo interrompiamo mai. Io non mi stanco mai di sentirlo. E così facevo quando avevo ancora mio nonno. Lui era stato in un campo di concentramento e aveva scritto un diario di quel periodo.
RispondiEliminaTornerò a leggere gli altri capitoli. Intanto mi iscrivo tra i followers.
Un abbraccio,
Rosa
Carissima Rosa, che piacere sentire che ai letto il mio primo capitolo del mio libro,brava, li ogni capitolo spiega come eravamo in quei difficili anni della guerra, non ti dico altro solo di continuare ci saranno racconti vissuti e spesso non belli!!!
EliminaGrazie ancora cara nuova amica, con un abbraccio e un sorriso.
Tomaso